di Pier Paolo Pasolini dal Miles Gloriosus di Plauto regia Federico Vigorito con Ninetto Davoli, Edoardo Siravo, Gaetano Aronica, Paolo Gattini, Marco Paoli, Silvia Siravo, Enrica Costantini, Valerio Camelin scene e costumi Antonia Petrocelli aiuto regia Federica Buffo 12 marzo, Teatro India, Roma“Ve lo farei il riassunto di questa commedia se un poco d’attenzione mi voleste concedere… Se ci stasse qualcuno che proprio nun je va prenda e lasci il posto: ‘n’altro l’occuperà. Dato che avete preso posto qui tutti arzillotti come a una festa, bene: vi voglio fare edotti dei fatti e del titolo di questa sceneggiata. Il titolo greco, sarebbe Alozanone, ma noi in nostra lingua, diciamo <<Er Vantone>>”
Migliore introduzione non si poteva trovare per aprire il sipario sull’opera tratta dal Miles Glorius di Plauto, nella versione tradotta e reinterpretata su richiesta di Vittorio Gassman nel 1963, in romanesco, da Pier Paolo Pasolini.
In scena al, Teatro India, Il Vantone diretto da Federico Vigorito è una commedia classica con intrighi, accordi sottobanco, tradimenti, malintesi ed incastri coreografici tipici del teatro greco a cui si ispira Plauto che, essendo romano, ha sentito particolarmente l’influenza del mondo ellenico.
In questa specifica versione due sono le menti creatrici, due menti che a distanza di secoli hanno collaborato in maniera eccellente.
Le luci scaldano la scena mostrando al pubblico una fitta rete di scambi di personaggi fra un palazzo all’altro della scenografia. Gli attori si giostrano in questo spazio: entrano, escono, sbattono porte, corrono, camminano in punta di piedi o curvi sulla schiena per non farsi vedere dal marito della donna con cui giacevano nell’appartamento, dal nobile a cui devono dei soldi o per raggiungere la donna amata e rubarle un bacio nel cuore della notte.
I personaggi che lo spettatore si trova di fronte sono fra i classici disegnati nelle commedie greche e romane, il servo scaltro, la donna smaliziata, il generale fanfarone, il giovane bello ed innamorato e le furbe meretrici.
La regia estremamente curata ed attenta non ha mai momenti di vuoto, il ritmo e la dinamica sono incalzanti e ragionati, per un tipo di lavoro che può facilmente cadere nella “commediola da parrocchia” se gestito male.
Le luci precise e pulite hanno sostenuto gli attori che, come la regia, la scenografia e i costumi, sono stati scelti con estrema cura, nulla degli elementi sopra citati è lasciato al caso.
Uno spettacolo sicuramente da vedere, per riassaporare e godersi quel teatro classico che spesso manca nelle sale o che non appaga le aspettative di cui giustamente è caricato.
La versione di Pasolini è fresca, naturale, divertente ed irriverente com’è nel suo stile. La traduzione in romanesco ha reso il tutto fruibile e comprensibile, caricandolo ancor più di tradizione e naturalezza.