All In Festival, Rossophìlia | compagnia Lost Movement Coreografia e regia Nicolò Abbattista Direttore di scena Christian Consalvo Interpreti Manuela Colleoni, Mirta Boschetti, Carmen Perfetto, Giorgia Varano, Eleonora Mongitore, Samuele Arisci, Christian Consalvo.
Fotografia Antonella Scampoli Stage designer Massimo Desiato All In Festival_Under 25 27 maggio 2015 ore, 20:30 Teatro dell’Orologio, Roma
Nella seconda giornata dell’All In Festival la “#allinvasion” arriva anche al Teatro dell’Orologio con l’esposizione nel foyer delle opere della sezione “arti visive” degli artisti Adriano Lombardo, Mariagrazia Lomonaco e Alessandra Egidi e con lo spettacolo Rossophìlia della compagnia Lost Movement.
Il filo rosso, istallazione a scacchiera nella scena tridimensionale pensata da Massimo Desiato, è l’emblema della condizione umana, costretta nella sua finitezza ma tesa verso orizzonti altri. Metafora della libertà negata, la fitta tessitura nella sua concretezza è anche un campo minato rischioso per chi la abita: attraverso strutture coreografiche dal sapore quasi neoclassico e accademico dalle forme spesso squadrate, i corpi dei perfomer si cimentano in una danza imprigionata e ostacolata dall’invadente struttura, dosando ogni azione, movimento o stasi rispetto lo spazio concesso. I danzatori, dai mille occhi e sempre allerta, si destreggiano abbastanza abilmente tra i fili che li circondano, mostrando una forte preparazione tecnica e fisica.
Liberatorio è lo slaccio della tessitura di fili che cade a terra sul palco e viene trasportata nella zona del pubblico, ora prigioniero della “rossophìlia”. Il peso dei corpi finalmente si alleggerisce, facendo lievitare i movimenti in uno spazio più reale e in tempi più distesi. La prossemica si fa più ridotta, se non nella distanza fisica dei perfomer, in quella emotiva: i contatti, le separazioni e gli sguardi si intrecciano con più consequenzialità.
Sul finale le peripezie per la libertà si esauriscono in un duo intimo che porta i due giovani a trovare, forse per la prima volta, un contatto diretto e reale.
L’istallazione artistica è il fulcro della performance; tuttavia nell’azione drammaturgica non viene sfruttata nella sua totalità: la sensazione che si percepisce è quella di un individuo che cerca di evitare un pericolo, scansarlo o raggirarlo, senza entrare in un contatto-contrasto più marcato e profondo.
I danzatori diventano così doppiamente esperti, poiché mostrano di padroneggiare la coreografia anche in una situazione fortemente alterata come quella indotta in scena, ma non sembrano pienamente integrati e coinvolti nella creazione di un codice comune e nuovo.