Festival delle Terre – Cattedrali di Sabbia

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Cattedrali di sabbia di Paolo Carboni è il vincitore della decima edizione del Festival delle Terre svoltosi al Cinema Aquila dal 7 al 10 maggio 2013.

Cattedrali di Sabbia, di Paolo Carboni, Doc., Ita 2010, 60′

Produzione: Areavisuale

Cattedrali di sabbia è un documentario di Paolo Carboni che attraverso diverse testimonianze racconta il miraggio dell’industrializzazione che ha rovinato il territorio sardo negli ultimi quarant’anni. Sono quattro persone, di quattro zone diverse della Sardegna a narrare il cambiamento drastico dalla vita contadina, che non riusciva più a sostentare il fabbisogno, a quella dell’operaio industriale. Questi uomini hanno tradito la propria cultura pastorale per la promessa di una ricchezza sicura e facile. Un sogno chimico che avrebbe dovuto emancipare la Sardegna dal sottosviluppo e che ha invece portato solamente danni ambientali irreparabili.

Dal partire degli anni ‘60 l’industrializzazione massiccia ha invaso il territorio dell’isola cambiandone profondamente l’ambiente, trasfigurandone perennemente la condizione e attirando alla propria corte milioni di operai da tutta Europa.

Il documentario si sofferma principalmente sulle ripercussioni che l’inquinamento ha sul presente, uno sviluppo industriale eccessivamente accelerato e esasperato, che si è  rivelato un errore ancora prima della crisi del 2009 a Porto Torres, quando uno degli impianti petrolchimici più grande dell’isola chiuse per problemi di mercato, lasciando senza lavoro più di novecento operai.

Carboni oltre alla disperazione di uomini e donne davanti al dramma della perdita del lavoro e delle identità culturali ci fa osservare il ritorno alle vecchie identità dopo la disfatta industriale. Il ritorno alle vite dei loro padri e dei loro nonni. Il “cammino verso casa” dopo una lunga trasferta in un mondo che non gli apparteneva. Questi valori ritrovati, la pastorizia, la pesca, la scelta di una vita sana e onesta, sono l’emblema della cura dopo la beffa dell’esperienza nell’ambito industriale, che, con i suoi sintomi, ha intaccato per sempre la Sardegna.

Il recupero del territorio sembra impossibile, i danni che le cattedrali nel deserto hanno apportato sono probabilmente irreversibili, come ci ricordano anche i pastori: il deserto prima non c’era, la Sardegna era una terra ricca di vita che procedeva nel suo pacato ritmo umano. Ora le enormi ciminiere comparse negli anni non producono più, ma la loro dolorosa mole rimane ancora a deturpare l’ambiente. Sono ingombranti come cattedrali senza alcuna maestria, roccaforti nel deserto di uno scempio ambientale senza precedenti.

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Redazione

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