©JLouisFernandez
Celebrando Igor Stravinskij, Akram Khan porta sulla scena del Festival Equilibrio 2014 con la sua omonima compagnia iTMOi, rischioso ma intelligente tentativo di uno spettacolo ispirato dall’inventiva del compositore russo.
iTMOi (in the mind of igor)
direzione artistica, coreografia: Akram Khan musiche: Nitin Sawhney, Jocelyn Pook e Ben Frost ideato ed eseguito da: Kristina Alleyne, Sadé Alleyne, Ching-Ying Chien, Denis ‘Kooné’ Kuhnert, Yen-Ching Lin, TJ Lowe, Christine Joy Ritter, Catherine Schaub Abkarian, Nicola Monaco, Blenard Azizaj and Cheng-An Wu Sponsor: COLAS Coprodotto da: Sadler’s Wells London, MC2: Grenoble, HELLERAU – European Center for the Arts Dresden, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg 18 e 19 febbraio 2014 – ore 21.00 Auditorium Parco della Musica, Roma Vai al programma di Equilibrio. Festival della nuova danza 2014Una nebbia accoglie il pubblico in sala con un senso di attesa. Tagliata al centro da luci a tenda e attraversata da rintocchi di campana, l’opacità ovattata si dirada, seppur sempre presente, invitando lo spettatore ad entrare dentro qualcosa di più profondo, conosciuto e allo stesso tempo ignoto. Le inquietanti figure di due performer dai movimenti bestiali e dalle espressioni invasate sono preludio ed effetto di tutto ciò che si vedrà in seguito.
La donna dall’imponente costume sembra non appartenere a questo mondo. Immobile al centro, sarà per l’intero spettacolo il motore attorno al quale tutti gli altri elementi ruotano con fare reverente. Ai suoi movimenti lenti e nobili conseguono i ritmi incalzanti della gestualità elastica, morbida e vigorosa del suo contorno danzante. Si distingue la minuta danzatrice che impersona idealmente la giovane sacrificata nella Sagra della Primavera di Stravinskij. La dialettica tra le due performer, entrambe vestite di bianco, in cui l’una tiranneggia l’altra in quel legame inscindibile che culmina nella fusione, appare il filo conduttore della rappresentazione di Akram Khan, capace di intrecciare e far coesistere condizioni opposte. Emblematica la scena delle corde in cui si crea una coralità ordinata dalla chiara gerarchia di dominato e dominante.
L’enorme rettangolo di legno, unico elemento di una scenografia composta di sole luci, apre la strada alle più diverse ipotesi interpretative. Ci piace pensarlo come un confine da attraversare per arrivare in un luogo preciso: la mente di un soggetto creatore. Prima quella di Igor, ora quella di Akram. Il coreografo, che conferma uno stile autoriale forte e consapevole, instaura un legame non tanto con insuperati predecessori di originali balletti creati sulle musiche della Sagra, evitando così la possibilità di un rischioso confronto diretto, quanto con lo stesso compositore russo del quale cerca di carpire lo spirito visionario e la forza innovatrice colti nel ritmo incalzante e nella melodia ossessiva dello stesso atto di creazione.