© Philippe Gramard
Al Festival Equilibrio di quest’anno c’è spazio anche per una compagnia non propriamente di danza contemporanea. Sul filone della sperimentazione e della commistione di generi, il direttore artistico Sidi Larbi Cherkaoui, ha inserito tra gli altri la compagnia Par Terre di Anne Nguyen con lo spettacolo “Autarcie (….)”
Autarcie (….)
coreografia Anne Nguyen con Magali Duclos, Linda Hayford, Valentine Nagata-Ramos, Sonia Bel Hadj Brahim musiche originali (composizione e interpretazione alle percussioni) Sébastien Lété con il supporto di l’ADAMI coproduzione Théâtre Paul Eluard de Bezons, scène conventionnée; Théâtre Paul Eluard de Choisy-le-Roi; tanzhaus nrw, supported by Take-off: Junger Tanz Düsseldorf; Centre chorégraphique national de Grenoble – dans le cadre de l’accueil studio 2013; Centre chorégraphique national de Rillieux-la-Pape – Direction Yuval Pick; Parc de la Villette (WIP Villette); Centre de Danse du Galion d’Aulnay-sous-Bois; L’Avant-Scène Cognac – Scène conventionnée “inclinée danse”.Autarcie (….) è stato premiato da Beaumarchais-SACD Con il sostegno di DRAC Ile-de-France, la Région Ile-de-France, Conseil Général du Val-de-Marne
10 Febbraio 2014, Auditorium Parco della Musica, Roma
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Anne Nguyen – nuovo talento della coreografia, premiata in Francia dalla società degli autori e dei compositori (SACD) – sta attuando, da un po’ di anni, un interessante lavoro di destrutturazione della gestualità della danza hip hop e della break dance. Con la finalità di dare a questo genere di danza un’autonomia e una dignità autoriale tipica della danza contemporanea, si sta prepotentemente inserendo in contesti ufficiali, in luoghi deputati a generi considerati più “nobili”, togliendo alla danza hip hop e alla break dance quell’etichetta che l’ha sempre caratterizzata come danza da strada.
Paradossalmente, mentre da un lato, quello della danza contemporanea, si sta sperimentando e ci si sta appropriando di contesti urbani e luoghi non convenzionali, dall’altro è visibile una volontà di innalzamento, un tentativo di dare dignità ad una danza nata per strada, creando coreografie di lunghezza e genere adatte ai Festival più rinomati e ai teatri più importanti.
Così in Autarcie (….), quattro ballerine intessono le loro dinamiche e disegnano lo spazio del Teatro Studio con le loro geometrie per 50 minuti. Le quattro brave interpreti, accompagnate da una musica percussiva che richiamava molto i tamburi degli Stomp, si sono presentate al pubblico sul proscenio con le loro tute blu e i loro movimenti robotici e frammentati. Ad una analisi più sociologica e volutamente forzata, hanno richiamato alla memoria i movimenti del Metropolis di Fritz Lang e le tute degli operai in catena di montaggio. Non è stata certo l’intenzione della coreografa, anche se le loro geometrie così perfette e spietate facevano pensare a parti degli ingranaggi di un macchina industriale.
Le personalità delle danzatrici erano molto forti e sembravano porsi in un atteggiamento di sfida verso il pubblico. La loro danza tra avvicinamenti, contatti e prevaricazioni ha segnato lo spazio con energia e potenza. Alcuni virtuosismi, tipici della break dance, e una ripetizione gestuale maniacale hanno completato il quadro.