La compagnia di teatro-danza Fabulous Beast ha presentato all’Auditorium in occasione di Equilibrio. Festival della nuova danza l’originale spettacolo “Rian” curato dalla doppia direzione di Michael Keegan-Dolan per la coreografia e di Liam Ó Maonlaí per la musica.
Rian
Fabulous Beast featuring Liam Ó Maonlaí
Direzione e coreografia Michael Keegan-Dolan
Direttore musicale Liam Ó Maonlaí
Con Cormac Begley, Maitiú Ó Casaide, Saju Hari, Anna Kaszuba, Saku Koistinen, Liam Ó Maonlaí, Louise Mochia, Eithne Ní Chatháin, Emanuel Obeya, Peter O’Toole, Keir Patrick, Ino Riga, Lousie Tonato.
8 e 9 febbraio 2014, ore 21
Auditorium Parco della Musica, Roma
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A sipario chiuso una musica di sottofondo ci introduce allo spettacolo; all’apertura appare l’imponente scenografia di un semicerchio verde che incornicia otto danzatori di varia provenienza, cinque musicisti di tradizione irlandese, tra cui il direttore musicale e primo musicista Liam Ó Maonlaí, e i loro strumenti.
Il portare un’arpa al centro della scena, erigendola a fulcro della gestualità sincrona di tre danzatori, diventa gesto simbolico che anticipa il senso di tutto ciò che lo spettatore vedrà scorrere in un flusso continuo di gesto e musica. Il magistrale assolo di Ó Maonlaí all’arpa, accompagnata da un espressivo gaelico irlandese, conduce chi ascolta in terre lontane, rievocando una tradizione che ha come correlato coreografico danze popolari, seppur rivisitate.
I vari tipi di strumenti creano una musica ritmata che gioca al contrasto con una gestualità fluida e tonda. Pur seguendo una regia unisona, ogni performer ha un suo ritmo, un peculiare stile espressivo. In schemi di gruppo o di coppia, musicisti e danzatori dialogano e si (con)fondono. Proprio come in una fiera di paese, ci si rimbocca le maniche seduti ad aspettare il proprio turno.
Si crea una situazione di informale compartecipazione in un continuo e giocoso scambio di ruoli tra danzatori e musicisti, polistrumentisti tuttofare, i quali sorprendono per le loro capacità metamorfiche, rivelandosi all’altezza dei primi per presenza scenica e costituendo il motore che innesca ogni nuova sequenza.
È forse riduttivo parlare di teatro-danza in questo contesto in cui la musica ha una parte così essenziale tanto da potersi definire strategica. Anche senza bisogno di ulteriori etichette, ciò che resta è la coesione artistica orchestrata nel dettaglio dai due direttori della compagnia. Danzatori e musicisti si coinvolgono vicendevolmente utilizzando anche la voce, strumento di comunicazione verbale soltanto umano, accompagnata da una forte intensità di sguardi.
L’elaborazione raffinata dello spettacolo suggestiona empaticamente il pubblico fino a condurlo, come se non ci fosse niente di più naturale, a salire sul palco al ritmo di tamburi e mani alzate unendosi a questa compagnia così affiatata. La regia riesce a fondere linguaggi espressivi diversi in un lavoro di ricerca coreografica che appaga lo sguardo e al contempo diverte grazie all’alternanza molto seria di lavoro e gioco.