di e regia di Francesco Petruzzelli
con Carlotta Mangione, Lorenzo Parrotto, Roberta Azzarone, Cristina Pelliccia, Cristina Poccardi, Michele Lisi, Luigi Biava
luci Marco D’Amelio
10 Ottobre 2017. Spazio Diamante, Roma.
Apre la serata del 10 ottobre, presso lo Spazio Diamante, per il Festival inDivenire – alla sua prima e già fortunata edizione – VOX Family, di Francesco Petruzzelli, che ne cura anche la regia.
Obiettivo del festival è quello di presentare una rassegna di spettacoli teatrali e musicali sotto forma di work in progress, che siano “in divenire” appunto.
E martedì sera VOX Family è divenuto spettacolo.
Le idee, il contenuto, l’urgenza di comunicare e la voglia di fare sono stati chiari elementi cardine che hanno guidato la giovane compagnia Sus Babi Teatro nella celere messinscena che l’altra sera, per la prima volta, ha preso concretamente forma, davanti ad un pubblico.
Nessuna vera scenografia: i sette attori – Carlotta Mangione, Lorenzo Parrotto, Roberta Azzarone, Cristina Pelliccia, Cristina Poccardi, Michele Lisi, Luigi Biava – riempiono l’intera scena occupando ognuno un predefinito raggio d’azione, che genera così, nell’insieme, una sorta di tableau vivant in continuo movimento. Tale struttura viene tradita solo quando gli attori, infrangendo delicatamente la quarta parete, si spostano al leggio – posto sulla destra del proscenio – per raccontare, attraverso una decontestualizzazione cinica e moderna delle più famose fiabe, i loro stessi personaggi e i drammi che essi vivono.
Eppure il sostrato drammatico, fortemente presente in tutta l’opera, quasi non traspare dalla scrittura spregiudicata e beffarda di Francesco Petruzzelli, che si avvale di una nera ironia coperta dal cerone bianco, che cela i volti degli attori, per dar vita a quella che si rivela, in definitiva, una commedia grottesca.
I personaggi della commedia sono quelli di un “classico” nucleo familiare: madre, padre, figlio e nonni.
Una madre che cerca di realizzarsi attraverso i successi del figlio; un padre che ha smesso di essere padre; un figlio alla perenne ricerca di approvazione e affetto; e poi i nonni, nient’altro che genitori che furono.
Un coacervo di umanità che si regge su fittizi e precari equilibri, che vengono meno con l’intervento di un personaggio al di fuori dal contesto familiare: la maestra.
Da questo momento si scoprono gli inganni, i silenzi, le voci alle quali si erano aggrappati i protagonisti per non sprofondare nel baratro della schizofrenia, o più semplicemente della mera realtà.
Ma forse solo saltando all’interno di quel baratro si smette di scappare, e le voci scompaiono.