L’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma si apre con L’Ultima Ruota Del Carro, una piacevole commedia di Giovanni Veronesi che ripercorre gli ultimi quaranta anni di storia del nostro paese con la stolta leggerezza di un uomo qualunque: lo (stra)ordinario Ernesto.
L’Ultima Ruota Del Carro, di Giovanni Veronesi, Ita 2013, 113′
Soggetto e Sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Filippo Bologna, Ernesto Fioretti.
Fotografia: Fabrizio Cianchetti.
Montaggio: Patrizio Marone.
Produzione: Fandango, Warner Bros Italia.
Cast: Elio Germano, Alessandra Mastronardi, Alessandro Haber, Ricky Memphis, Sergio Rubini, Maurizio Battista.
Roma, 1968. L’Ultima Ruota Del Carro si apre in un polveroso campetto di periferia in cui un giovanissimo centravanti, smarcato solo davanti alla porta, invoca inutilmente il passaggio di un compagno egoista, metafora e profezia sull’intreccio del plot.
Tutte le trasformazioni e gli eventi cruciali della storia d’Italia, dagli anni ‘70 ad oggi, fanno da fondale al modesto palcoscenico della vita qualsiasi di Ernesto, un ragazzo romano – genuino e un po’ sempliciotto – con una voja de lavorà che se lo magna. Ernesto si innamora, si sposa e passa dalle angherie del padre-padrone all’asfissiante ingerenza della famiglia della moglie. Trova lavoro come cuoco, naturalmente grazie alla più classica delle italiche raccomandazioni, ma molla tutto e si mette in proprio sull’onda dell’euforia della vittoria degli azzurri ai Mondiali di calcio dell’ ‘82. Cresce un figlio, invecchia fedelmente a fianco di sua moglie, e infine diventa nonno.
Giovanni Veronesi ha rotto il ghiaccio per la kermesse romana con la leggerezza di un plot dai toni soffici ed educati. Una commedia gradevole, imbevuta di una satira efficace e mai saccente in cui il riso amaro dello spettatore non si riflette mai nell’ingenua – o stolta – innocenza del sorriso del protagonista.
Ernesto è un uomo che la storia non la detta né la scrive, ma si limita lasciarsela raccontare da Maurizio Costanzo e Bruno Vespa, a lume di TV. Il suo sguardo sul mondo che lo circonda è rassegnato, privo di sussulti di coscienza e quindi tristemente vero.
Il più grande merito di Veronesi sta nell’aver diretto con semplicità il suo cast, ottenendo il meglio da tutti gli attori. Se i due protagonisti, Elio Germano e Alessandra Mastronardi, sono sembrati perfettamente a loro agio, si distinguono su tutti Ricky Memphis e Alessandro Haber, veri mattatori della pellicola. Il primo interpreta il classico italiano traffichino e bonaccione, per cui si finisce per provare una (seppur inammissibile) simpatia. Al secondo va invece il ruolo del personaggio più enigmatico e complicato – un famoso pittore amico del protagonista – che Haber ha saputo integrare con maestria nel clima della pellicola. Una menzione speciale va anche al cabarettista Maurizio Battista che interpreta il suocero di Ernesto. Lontano anni luci dalla recitazione cinematografica sembra essere ancora sul palcoscenico a guardare gli spettatori negli occhi, risultando comunque irresistibile, uno show nello show.
L’Ultima Ruota Del Carro forse non sarà mai ricordato come il film-simbolo della kermesse ma tuttavia è riuscito a porsi come una piacevole divagazione scacciapensieri. Una cravatta slacciata all’interno delle classiche e spesso obbligate ingessature da Festival.