In chiusura di Festival troviamo per la sezione danza di RomaEuropa la coreografa israeliana Yasmeen Godder che accompagnata da due sue fedelissime danzatrici ha solcato il palco del Teatro Palladium lo scorso 23 Novembre. Suggellando l’ennesima stagione del Festival più noto della Capitale.
See her change
Coreografia Yasmeen GodderVice Direttore artistico e drammatugia Itzik Giuli
Di e con Dalia Chaimsky, Shuli Enosh ,Yasmeen Godder
Musica Hope Sandoval & The Warm Inventions – “On the Low”// Mu – “Chair Girl”, “Hello Bored Biz Man” // Devendra Banhart – “Hey Miss Cane” // James Blake – “Wilhelm’s Scream” // Cat Power – “New York” // Eliane Radigue – “Adnos II”, “Elemental II” // Mika Vainio – “Yksinäisyys, Suru, Katkeruus”, “Ahriman” // Nurse with Wound – “Stick That Chick And Feel My Steel Through Your Last Meal”, “All of Me”, “Juice Head Crazy Lady”, “Untitled 8”, “Untitled 5” // Mori-Nauseef-Parker-Laswell – “Majuu” Disegno luci Andreas Harder
Costumi e Accessori Tom Krasny
Scena e Video Yochai Matos
Sound Design Tomer Rosenthal, Yasmeen Godder e Itzik Giuli
Direttore delle prove Matan Zamir
Direttore tecnico Omer Sheizaf
Suono Oren Cohen
Amministrazione e produzione Guy Hugler Progetti Internazionali e Sviluppo Francesca Spinazzi
Coproduzione Montpellier Danse 2013, Francia, Centro per la Scena Contemporanea, Bassano del Grappa, Italia
La nuova creazione è stata supportata da Israel Lottery Council for Culture & Arts Foto © Tamar Lamm Vai al sito di Yasmeen Godder Vai al sito di RomaEuropa
See her Change , letteralmente “guardala cambiare”, è uno spettacolo al femminile, che parla di femminilità. Un universo, quello femminile appunto, indagato nei modi più svariati e spulciato in ogni più intimo meandro nel nuovo lavoro della coreografa israeliana. Creato e interpretato, ovviamente, da tre donne sotto la direzione coreografica e artistica della Godder (anch’essa in scena).
Nei sessanta minuti che compongono lo spettacolo le tre rappresentanti del gentil sesso attuano le loro trasformazioni, introducono le loro rispettive personalità e presentano al pubblico le sfumature più strambe e originali del loro essere donna. La prima e più diretta occasione di questo intento è quello del trasformismo, del cambio d’abito e di identità, che perdurerà per tutto il corso del pezzo.
Cambi di scarpe, di vestiti, di parrucche, di acconciature. Tanti modi per cercare di risultare originali, per dotare la propria persona, il proprio corpo di una personalità che viene, in questo caso, completamente dall’esterno. La continua ricerca di un abito con cui sentirsi belle o a proprio agio, il cambio di pettinatura per risultare sensuali o comode, l’ osare con degli oggetti eccentrici per risultare glamour e farsi notare, altro non è che la più tipica espressione del mondo femminile, la più evidente agli occhi degli altri esseri umani, e volendo anche la più ridicola.
Ma una donna lo sa che dietro questo trasformismo e questa voglia di cambiamento c’è un forte complesso emozionale, un ingarbugliato gomitolo di sentimenti, di sogni, di aspirazioni e di volontà che la rende inafferrabile, affascinante e multiforme.
Nel lavoro della Godder, c’è tutto questo. Molte volte, troppe a dir la verità, estremizzato, ridicolizzato, quasi esasperato. C’è molta isteria e molta sottolineata voglia di far notare determinati atteggiamenti attraverso le ripetizioni gestuali e formali. La danza è usata per portare questo scopo al massimo della possibilità.
La danza, che è anche così caratterizzante dell’universo femminile, così pertinente, manca di stile, di fascino, di sensibilità. A volte basta poco per parlare delle donne, qualche simbolo casuale, qualche gesto familiare. Troppe volte si esagera lasciandosi trasportare da quel turbine ormonale che caratterizza questo essere, dall’instabilità con cui viene universalmente rappresentata.
Nel complesso uno spettacolo ben danzato, che ha mancato un occasione, quella di non essere banale. Confuso nelle scene, nel disegno coreografico e nell’interazione tra i personaggi.
RomaEuropa conclude così il suo ennesimo prolifico anno. Un grande festival che dà la possibilità di guardare e di interagire con le più disparate realtà teatrali e performative del continente. Nella speranza che riesca ad osare sempre di più, lo ringraziamo vivamente e gli diamo appuntamento all’anno prossimo.