Folcast
Artista: Folcast
Album: Folcast
Etichetta: LDM Records
Sono più importanti le parole o la musica? Per chi non segue un approccio di composizione classica o di produzione elettronica, ma che si serve anche dello strumento linguistico per dare voce alla propria creatività (canzoni), sorge la questione banale e quanto mai noiosa della priorità o prevalenza di un aspetto sull’altro. Fortunatamente l’Ep d’esordio dei Folcast riesce ad evitare questo problema. I due piani infatti si compenetrano perfettamente, si seguono e rincorrono vicendevolmente, portando all’ascoltatore la sensazione di una completezza che spesso, con l’utilizzo di due strumenti espressivi a volte così diversi (parole/musica), rischia di venire compromessa.
Sonorità funk, blues, rock e soul caratterizzano il colorato mondo dei Folcast.
I Folcast nascono nel 2014 a Roma dall’incontro di Daniele Folcarelli(voce e chitarra), Andrea Fusacchia (sassofoni e tastiere), Massimo Ricciardi (Basso) e Stefano Mazzucca (batteria) e il loro primo EP dal titolo omonimo è composto da quattro brani.
Passi, primo brano dell’Ep, è forse quello più marcatamente personale. Il testo ruota intorno al problema dello scorrere del tempo, dell’ansia per il non riuscire a gestirlo. Parole e musica arrivano a fondersi perfettamente quando il «Non riesco a stare dietro ai tuoi passi» sembra essere inseguito dal timing impeccabile del batterista. Lo stesso “rallentamento” presente nello special accompagna il desiderio bergsoniano di restare con il proprio “tempo interno” capace di una lentezza estranea a quello esterno.
Secondo brano e unico in inglese, New day is coming, ci spedisce in un universo funk anni 70 dove è il groove a fare da padrone. Allegria e solarità (sia nella forma che nei contenuti) portano avanti il pezzo insieme alla solida sinergia tra basso e batteria. Condito anche da sottili sonorità elettroniche e crepitii di vinile questo brano si rivela più ricercato di quanto potrebbe emergere da un ascolto superficiale.
Camini la ballata dell’EP, tutta incentrata sul colorato giro di accordi della chitarra (Stratocaster?) e sulla restituzione di un suono quasi irrealisticamente limpido, intuitivamente sembra nascere da un approccio chitarra-voce. Malinconico e dall’atmosfera nebbiosa (come traspare anche dal testo) il pezzo acquista un ampio respiro grazie all’evocativa armonizzazione dei due sax .
Sai che c’è, il brano conclusivo, dà l’impressione di distaccarsi leggermente dal resto dell’Ep. Complice sicuramente un missaggio meno convincente, il risultato oscilla tra suggestioni 80’s e un rap primi anni 90. L’energia è come intrappolata in un suono che non riesce a dare il meglio di sé in questo contesto ma che lascia presagire un’ottima riuscita in una performance live.
Uno sguardo d’insieme e la percezione atmosferica della musica dei Folcast mostra un’Ep coerente e unitario (compresa la parentesi in inglese), vitale, dall’umore spensierato ma allo stesso tempo dotato di un certo grado di riflessività.
I Folcast si presentano quindi come un gruppo maturo già dal loro primo lavoro, capaci di dare un senso alla propria realtà musicale, di trasmettere energia e di instaurare empatia con l’ascoltatore.