Artisti Gregorio Botta, Josè Angelino, Avish Khebrehzadeh, Lida Abdul, Guido Van der Werve, Myriam Laplante, Filippo Riniolo, Collettivo LUCE, Luca Lagash
Siderare #2
Curatori Silvia Marsano, Claudia Gioia
@ Forte Portuense, 15 settembre 2015
Un antico forte risalente al 1881, delle pietre antiche che “ne avrebbero di storie da raccontare” e artisti di ogni estrazione che interagiscono con questi luoghi, attraverso differenti forme espressive.
Questa è la manifestazione Siderare, a cura di Fondazione VOLUME, che per il secondo anno torna ad invadere gli spazi del Forte Portuense, all’interno della sezione CROSSWISE e nella programmazione dell’Estate Romana 2015, con il sostegno di Roma Capitale e in collaborazione con la SIAE.
Già il titolo stimola la curiosità dello spettatore, che si interroga sull’accezione di una parola quale siderare: derivante dal latino, questo verbo significa guardare le stelle sperando che accada ciò che auspichiamo, che desideriamo.
In una parola dunque è contenuto il senso della manifestazione, che trae ispirazione dal film Stalker di Andrej Tarkovskij, nel quale i protagonisti viaggiano verso la “Zona”, un luogo in cui le normali leggi fisiche sono stravolte e all’interno del quale vi è una stanza in cui si avverano i desideri più reconditi; questa stanza non sarà mai raggiunta dai protagonisti, lasciando così il pubblico di fronte ad un’interpretazione aperta.
Siderare si presenta così: il Forte è la nostra Zona, le stelle sopra le teste guidano il cammino e gli spettatori sono i nostri compagni casuali, portatori anch’essi di sogni inespressi.
Gli artisti in questo viaggio sono delle piacevoli tappe, in ognuna delle quali acquisiamo degli spunti di riflessione utili alla prosecuzione del cammino. A partire dalla mostra fotografica del Collettivo LUCE, all’interno del quale occhi differenti esprimono: «interesse per l’essere umano, nei suoi desideri, nella sua natura e nella sua ricerca senza fine», passando poi per le installazioni di Gregorio Botta e Josè Angelino. In Non sono mai stato qui la protagonista assoluta è l’acqua, che col suo scorrere incessante abbandona i luoghi per portare con sé «tracce vitali»; in Senza Titolo i neon luminosi attirano il pubblico all’interno di un tunnel che si fa metafora della vita e in cui la paura e l’incertezza si mescolano alla curiosità di sapere dove stiamo andando.
Accattivante è la sezione dedicata alla video arte con i lavori di Avish Khebrehzadeh, che si concentra sulla valenza semantica della parola maschera, da intendere come gioco e come strumento per nascondere le nostre emozioni; di Guido Van der Werve, che esplora l’asincronia del suo corpo con la terra in Nummer negen, the day I didn’t turn with the world I-II; ed infine di Lida Abdul che indaga i nazionalismi e le relazioni che intercorrono tra l’uomo e le sue origini.
Le performance di Myriam Laplante e Filippo Riniolo eludono la passività del pubblico, invitando lo spettatore ad una profonda interazione con l’opera: in L’approdo ci si domanda chi sia l’alieno, il diverso, l’altro, se il pubblico o l’artista. Invece in Teresa si assume la consapevolezza di non poter vedere direttamente la luce; come Teresa d’Avila accede al sacro attraverso l’estasi, così noi ambiamo alla luce, coscienti di poterla raggiungere solo con un processo extrasensoriale.
Ultima sosta di questo viaggio è la performance musicale di Luca Lagash, coproduttore e direttore artistico di diversi festival internazionali, ma conosciuto ai più quale membro del gruppo rock Marlene Kuntz.
In sintesi Siderare è un’occasione di incontro tra passato e presente, tra luoghi storici e giovani menti che interpretano l’attualità senza prescindere da ciò che siamo stati. Esattamente ciò di cui necessita una città come Roma.