Il MACRO, Museo di Arte Contemporanea di Roma, ospita fino all’8 dicembre Vacatio la XII edizione del Festival Internazionale della Fotografia, che promuove la fotografia contemporanea attraverso i molteplici linguaggi che la compongono, soffermandosi sulle nuove tecniche digitali in grado di rielaborare il concetto fotografico non più vincolato al semplice ruolo di testimonianza.
Titolo: FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma. XII edizione. VACATIO
@ Macro, Via Nizza 138
promossa da: Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, co-prodotto dal MACRO e Zètema Progetto Cultura
a cura di: Marco Delogu
Una fotografia “spogliata” e riavvolta da nuove identità fa da scenario alla XII edizione del Festival Internazionale della Fotografia di Roma.
Una delle forme d’arte più impiegate, grazie soprattutto all’immediatezza che la caratterizza, la fotografia è passata dall’essere un manifesto culturale e tecnologico, a uno strumento sociale grazie al ruolo di testimonianza che le è stato attribuito, risultandone così profondamente influenzata.
Ma la fotografia è soprattutto un linguaggio artistico, e lo dimostrano magistralmente gli oltre 2000 scatti esposti nella sede di via Nizza, volti a rappresentare una vera e propria piattaforma da esposizione, diretta dal curatore Marco Delogu. Vacatio è dunque un’analisi profonda che si dischiude in 2000 interpretazioni visive sostenute da un concetto comune: l’assenza, una diretta conseguenza della vacatio, che rielabora la priorità dello scatto fotografico, focalizzandosi sull’atto e non più sul soggetto. Togliendo tutto si arriva alla centralità della fotografia, allo scheletro emozionale di un racconto, e questo racconto può spaziare dai paesaggi infiniti di una natura incontaminata come quelli rappresentati dagli scatti di Guy Tillim, alle infinite suggestioni che suscitano i gesti quotidiani immortalati da Guido Guidi o da Patrick Faigenbaum, (quest’ultimo neo vincitore del prestigioso premio Henri Cartier Bresson). Attimi, sensazioni, emozioni, tutto viene isolato nel tempo in brevi istanti che diventano perenni, in cui i “depositi successivi del tempo” si possono immaginare, ma sfuggono a vere e proprie rappresentazioni, laddove un percorso individuale non necessita di una vera e propria documentazione, ma si rifugia nei ricordi, nell’immaginazione.
Questi sguardi fotografici proseguono per tutto il circuito espositivo: dalle istantanee della società proposte nel ciclo Foresta Bianca a cura di Francesco Zanot, con la collaborazione di Gerry Badger, Sandra S. Phillips e Sujong Song (Sala Enel), si passa alle visioni di Leo Rubinfien, che attraverso le sue gigantografie rivela una straordinaria fragilità della condizione umana. Innumerevoli sono dunque i nomi presenti alla mostra che rappresentano la scena artistica internazionale contemporanea, oltre a quelli già citati vanno ricordati Adam Broomberg & Oliver Chanarin, Paolo Pellegrin, l’omaggio a Gigi Giannuzzi e alla sua casa editrice Trolley Books; Tim Davis e molti altri.
Un’assenza dunque che, rappresentata attraverso la macchina fotografica, non è più mancanza, bensì libertà, privilegio, “essenza”.