di e con Francesco Leineri video Francesco Crapanzano + mocambofilm
foto Elena Muneghina
organizzazione/tecnica Riccardo Anzalone 31 marzo 2016, Teatro Studio Uno, Roma
Il Teatro Studio Uno è una perla nascosta e custodita nel pittoresco quartiere di Torpignattara che offre ormai da qualche anno una sorprendente e variegata quantità di appuntamenti concentrati prevalentemente sulla scena contemporanea del teatro e della drammaturgia romana e nazionale. L’invito che il teatro fa a Francesco Leineri, un giovane compositore dal talento eclettico, è la conferma di un sodalizio che si ripete per il quinto anno consecutivo: ospite e protagonista in questo spazio così accogliente è al suo quarto lavoro, Sonòriter | Armònikem | Melòdikes | Rìtmiken | Formàtikon, un concert-in-spettacolo – come da lui stesso definito nell’intervista rilasciata al magazine – sorprendentemente folle e per nulla banale.
Cattura immediatamente lo spettatore la scelta scenografica e di allestimento spaziale – curata dallo stesso Leineri –: un pianoforte verticale aperto che ostenta le sue corde, spogliato della sua apparenza e quindi tremendamente sincero nelle vibrazioni che mostra alle percussioni dei tasti; delle vesti appese che sono compagne del viaggio, tra cui spicca un camice bianco da scienziato, una maglietta azzurra con la S di Superman, una maglia nera e una giacca da musicista di banda; delle strutture cubiche che, ad arte, nascondono ciò con cui Leineri giocherà nel corso del lavoro. Ed è proprio il meccanismo del gioco ad essere evocato da questi oggetti scenici, con cui l’artista interagisce e si diverte a produrre suoni, percorrendo come un bambino curioso la complessa materia della musica. Sul palcoscenico si alternano diverse figure dell’io che si svelano al pubblico nelle loro elucubrazioni mentali e performative, che in atteggiamento di capriccio curioso usano lo sfondo del teatro a mo’ di lavagna per tenere una lezione ai presenti, scoprono una roccaforte di soldatini con cui improvvisare una battaglia, aprono bidoni trasfigurati in vasi di pandora che liberano ritmo nella stanza.
Il sottofondo è un mix quasi confusionario di melodie, voci, rumori e, benché Leineri sia uno soltanto, il suo palcoscenico si popola di figure/fantasmi poetici e pazzoidi che si raccontano e che soprattutto raccontano l’immenso universo del suono, staccandosi dal pattern di sfondo e creando una sinfonia contemporanea che racchiude in sé una profonda conoscenza delle sonorità del passato, quasi tramandate per oralità come i racconti di fiabe, e di quelle presenti che anestetizzano la nostra percezione uditiva ogni giorno, in una sintesi che suscita malinconia, sorpresa, desiderio di ribellione, curiosità. Il tutto nutrito da una stridente ironia che lega immediatamente con il pubblico, permettendogli un ascolto più di pancia ed emotivo che mentale e riflessivo.
Francesco Leineri compone, scompone e dispone, rivelando genialità nel suo relazionarsi con questo gioco teatrale da lui stesso creato, che lo diverte e lo emoziona e che gli permette di accompagnare con sapienza, leggerezza, autoironia coloro che ascoltano, riserbando inaspettate sorprese capaci di meravigliare e commuovere.