Francesco Spaziani | Essere noi non ci conviene

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di Francesco Spaziani
con Daniele Natoli, Ilaria Genatiempo, Francesco Ferrieri, Simona Senzacqua, Fabio Cicchiello
assistente alla regia Camilla Brison
costumi Gabriele Corbvons
luci e fonica Raffaella Vitiello
 
dal 10 al 22 novembre, Teatro dell’Orologio

Essere noi non ci conviene è una scrittura esilarante di Francesco Spaziani sugli effetti nefasti della crisi economica, quando s’intreccia ai sogni di gloria di due strane accoppiate.

Una giovane donna e il vecchio padre invalido – quando gli conviene –, un giovane idraulico, con l’ambizione di camminare almeno per un istante sulla propria Hollywood Walk of Fame, e il suo vergine compare Palle, sono i personaggi disparati di una Full Monty senza organizzazione e senza solidarietà di classe. Anzi, in una periferia disertata dallo Stato Sociale, ciascuno compete contro tutti: bellum omnium contra omnes per uscire da uno stato di natura ed entrare nella società dello spettacolo. È una lotta in cui i padri rubano i pochi risparmi alle figlie, o le madri flirtano con gli amici dei figli, ma tutti, in ogni caso sono presi dalla morsa di voler sentirsi qualcuno e finalmente svoltare.

Spaziani racconta una lotta per non diventare se stessi. Il Concorso, un concorso per sosia di star, metafora di tutta la dinamica sociale degli ultimi – quasi – dieci anni, per certi versi già raccontato da Matteo Garrone in Reality, è un mezzo per rimuovere una miseria che in fondo sarebbe forse più dignitosa di una vita da star, spuntata con un’identità posticcia. Il Concorso, che si può ben scrivere grande, ossessione e divinazione del futuro, elegge il/la sosia di una star, e potenzialmente tutti ne hanno una, come l’angelo custode, l’ombra o l’alter ego.

Anche se poi nessuno somiglia realmente e fino in fondo a qualcun altro – tranne un impostore che vince il concorso non avendo previsto di farne parte, ma essendo già stato per tutta la vita solo una copia di Desperado degli Eagles –, ciascuno concorre per strappare al vicino questa realizzazione di un sogno d’evasione. Evadere dalla convivenza forzata con padri e madri, evadere dalla convivenza forzata con figlie e figli, le due strane accoppiate si rimescolano e si scambiano le carte in una brillante macchina scenica. E presto o tardi questa diventa una carneficina domestica che ricorda Carnage. Ma l’ambientazione non è borghese e il conflitto attraversa le generazioni.

Essere tutto questo non conviene affatto: diventare adulti nella crisi, avere convinzioni, impegnarsi per coltivare un sogno o prendersi cura di qualcuno, non conviene. Questa drammaturgia viene deliberatamente fuori proprio da una riflessione sulla realtà sociale e il degrado delle relazioni che viviamo quando accettiamo di compiere sacrifici per somigliare al modello di successo imposto dai governi. Viene fuori, infatti, da CRISI – laboratorio di scrittura, un progetto nomade cominciato al Teatro Valle Occupato da Fausto Paradivino e che coinvolge, oltre a Francesco Spaziani, diversi processi creativi come il Teatro Altrove di Genova.

Un impegno a essere fedeli al reale, quindi, che riesce a toccare le corde giuste della comicità con una scena scarna, senza quinte, solo i vestiti degli attori appesi ai lati e una struttura metallica di tubi che è casa, lavoro, parco, gabbia, palazzi. Le performance degli attori sono autentiche e i ritmi serrati, in uno spettacolo che premia la scelta del Teatro dell’Orologio di dare spazio alla drammaturgia-off con una programmazione specifica.

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Autore

Mariaenrica Giannuzzi

Mariaenrica Giannuzzi (1989) è nata in Puglia e vive a Roma. Laureata in filosofia alla Sapienza sull’idea di storia naturale nella poesia di Paul Celan, la sua ricerca comprende l’uso politico delle scienze, le teorie della biodiveristà e il pensiero femminista (Iaph – Italia). Ama viaggiare per le isole, camminare nei boschi e arrampicarsi.

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