AMLIETO
Ideazione e regia Elsa Agalbato, Fabio Sargentini Con Silvia Siravo, Fabrizio Vona Consulenza artistica Claudio Palmieri Assistenti alla regia Eleonora Aliano, Sonia Andresano Luci Mario Feliciangeli, David Barittoni Video Sebastiano Bazzini, Fabiana Sargentini Scenotecnica Paolo Nunzi Suoni Paola Guaccero Coordinamento Simona Tarantino Ufficio stampa Andrea Corrado
Dal 27 aprile all’11 maggio 2012, ore 19.00
L’Attico (Via del Paradiso 41, Roma)
Amleto e Ofelia, assetati d’amore reciproco, evadono fortunosamente, per un istante, dalle strettoie del testo shakespeariano, che li vuole schiavi ad aeternum di una stessa pastoia di odio e di vendetta, familiare e di corte.
Finalmente liberi dalle pagine del testo, catapultati su una scena del XXI secolo, si ritrovano faccia a faccia con un pubblico vivo. La sala-teatro de L’Attico in Via del Paradiso, a due passi da Campo de’ Fiori, diventa una scatola nera, in cui due personaggi enormi del teatro elisabettiano si concedono il lusso di confessarsi con gli spettatori, esseri umani effimeri nella loro mortalità.
Osano finalmente la trasgressione, Ofelia ed Amleto, la disubbidienza al destino già scritto; e, stanchi di recitare da secoli la stessa parte, quasi si trasformano in Giulietta e Romeo, divertendosi a scipparne i ruoli, altrettanto grandi, e cercando un lieto fine anche per la loro tragedia.
Ma è possibile uscire da se stessi, abbandonare le righe in cui siamo intrappolati nostro malgrado? Si può tornare indietro e ricominciare il solito gioco, dopo aver assaporato anche solo per un istante la vertigine della libertà?
Apparteniamoci, questo ora conta, dice Ofelia a un Amleto che, nel qui ed ora, diventa finalmente Am-lieto, potendola amare. Carpe diem. E infatti non sarà eterna la fuga dei due amanti dalla tragedia. Il testo scritto tornerà ad ingoiarli, li riporterà nelle proprie righe.
Lo spettacolo di Elsa Agalbato e Fabio Sargentini è di forte impatto sensoriale. I suoni, i gesti, i colori, le qualità della materia e le voci ne sono i veri protagonisti. I corpi degli attori e la creazione viva dello spazio portano nella profondità delle tre dimensioni immagini di gusto preraffaellita.
Gli attori fanno parte di una scena che, grazie a una raffinata arte illuminotecnica, sembra vista attraverso uno stereoscopio, e pare dover esplodere da un momento all’altro, in un trionfo di volumi.