Dal 16 al 27 gennaio torna Gabriele Lavia con il suo secondo debutto del Tutto per bene di Luigi Pirandello.
Tutto per bene Regia: Gabriele Lavia Autore: Luigi Pirandello Con: Gabriele Lavia, Riccardo Bocci, Giorgio Crisafi, Gianni De Lillis, Lucia Lavia, Riccardo Monitillo, Woody Neri, Daniela Poggi, Dajana Rancione, Alessandra Cristiani Scene: Alessandro Camera Costumi: Andrea Viotti Musiche: Giordano Corapi Produzione: Teatro di RomaDal 16 al 27 gennaio 2013 – Teatro Argentina, Roma
Reduce dal successo mondiale dello scorso anno, il pirandelliano Tutto per bene diretto da Gabriele Lavia torna al Teatro Argentina. La commedia, una delle più rappresentative dell’autore, racchiude il dramma di un inconsolabile vedovo, piuttosto in là con gli anni. Il commendator Martino Lori vive i suoi giorni nel ricordo della moglie defunta, e nella dedizione per la figlia Palma. Ma la realtà non è quella che appare: infatti, a eccezione del vedovo, tutti i personaggi sono a conoscenza dell’infedeltà della compianta consorte. Palma sembra dunque essere il frutto della relazione della donna con il senatore Salvo Manfroni .
Rappresentato per la prima volta il 2 maggio del 1920 al Teatro Quirino di Roma dalla compagnia di Ruggero Ruggeri, Tutto per bene è oggi considerato un punto di snodo cruciale dell’intera drammaturgia pirandelliana. La piéce contiene le tematiche più care all’autore: le maschere, gli opportunismi, l’ossessione per l’apparenza, l’immagine di noi che gli altri percepiscono e costruiscono, l’illusione della realtà.
La regia di Lavia è volta a trasformare la poetica dell’umorismo in drammaturgia dell’umorismo, conferendo all’opera un aspetto profondamente umano. Il regista ha sicuramente tenuto conto di quella cara non chiarezza attribuita all’opera ai tempi della sua prima messinscena. Non a caso la composizione instilla il dubbio nello spettatore, che non può fare a meno di chiedersi se Martino Lori fosse a conoscenza già da tempo dell’adulterio, e dell’origine extraconiugale di Palma . Inoltre, alcune delle peculiarità pirandelliane risultano fortemente intensificate: il soliloquio disarmante, gli elementi demoniaci, una caratterizzazione della donna come figura lasciva od opportunista, il moralismo abietto dei borghesi.
Nei panni del protagonista, Lavia realizza un’interpretazione pacata, quasi geometrica, e al contempo profondamente commossa e commovente.
«… La vita è vento, la vita è mare, la vita è fuoco non la terra che s’incrosta e assume forma. Ogni forma è la morte. Quando uno vive, vive, e non si vede. Conoscersi è morire. Tutto è coperto di polvere».