La natura è l’ordine supremo delle cose. Crea delle linee architettoniche che potrebbero essere figlie del più geniale architetto del mondo. Sebastião Salgado in Genesi racconta il suo viaggio, il suo passaggio sul pianeta, la terra che si lascia guardare e che ci osserva a sua volta.
Artista: Sebastião Salgado
Titolo: Genesi
Luogo: Ara Pacis, Via Muzio Clementi, 9, 00193 Roma
fino al 15 settembre 2013
L’elefante marino che si osserva al principio sembra quasi voglia parlare con gli occhi, e in qualche modo ci riesce anche. Ha una pelle così liscia, calda per la quantità di grasso che nasconde sotto cute, che crea delle onde quasi fosse mare.
E’ una foto, un fermo immagine, eppure c’è movimento, verrebbe voglia di toccare per sentire quella dura morbidezza. L’acqua poi sembra un tessuto, un drappeggio che si poggia lento sulle linee degli animali marini. È trasparente, prende ogni colore possa attraversare, eppure rimane così anonima mentre scivola sulle code delle balene.
La natura è l’ordine supremo delle cose. Crea delle linee architettoniche che potrebbero essere figlie del più geniale architetto del mondo. Le vie di fuga poi catturate dall’obiettivo fotografico sono eccezionali. Sono foto in bianco e nero, ma benché abbiano questa bicromia si riesce a percepire la diversa intensità di colore di una parte di mondo rispetto all’altra. Questo grazie alla gestione della luce. Brillante, riflessa, accesa, spenta. Inoltre, in questo modo, si ha la vera percezione della materia, si ha il senso della sostanza, del peso di ogni cosa. Si avverte il caldo o il freddo dell’ambiente, la macchina fotografica riesce a cogliere la rarefazione dell’aria. Nella foto dei pinguini in fila per tuffarsi poi il bianco si colora. Il ghiaccio è davvero bianco!
Sebastiào Salgado in Genesi racconta il suo viaggio, il suo passaggio sul pianeta, la terra che si lascia guardare e che ci osserva a sua volta. Questo progetto mira alla ricerca delle origini del mondo e lo fa attraverso paesaggi terrestri e marini, attraverso animali e persone. E’ una raccolta molto ampia, ospitata negli spazi di un Ara Pacis che si presta volentieri all’occasione, che si divide in settori, si divide in colori. È sicuramente spiazzante, affascinante e riflessivo passeggiare davanti ai fotogrammi. Ci si rende conto della vastità del nostro pianeta, di quanti luoghi restino ancora, per fortuna, incontaminati, forse perché ostili, forse perché lontani. La civiltà in realtà si concentra soltanto in alcune parti di mondo e non osserva al di là del proprio confine e questa mostra è una grande occasione per ampliare i propri limiti. Non a caso si parte dagli animali per arrivare agli umani, sicuramente anche per giustificare quel percorso evolutivo di cui siamo schiavi. Non sono uomini qualunque, non sono come noi occidentali. Sono uomini che vivono attraverso il pianeta, e non sul pianeta. Coline Serreau aveva ragione nel suo Il Pianeta Verde, bellissimo film francese di qualche anno fa.
Il progetto del fotografo brasiliano in realtà è anche un atto di sensibilizzazione che vuole far capire quanto è preziosa la Terra, e quanto ognuno di noi in realtà faccia per recuperare il suo valore effettivo, la sua bellezza genetica, la sua dolce e preziosa genesi.