Pellicole on the road: GERRY

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Gerry, 103′, USA 2002

Regia Gus Van Sant

Soggetto Gus Van Sant

Sceneggiatura Gus Van Sant, Matt Damon, Casey Affleck

Fotografia Harris Savides

Montaggio Gus Van Sant

Musiche Avro Part

Interpreti Matt Damon, Casey Affleck

Il viaggio non sempre è una piacevole esperienza in cui ritrovare se stessi, oppure un’avventura in cui cercare qualcosa di prezioso. Esso può diventare un feroce vortice da cui è impossibile uscire, capace di segnare la propria esistenza per l’eternità. Gerry, insieme a Elephant e Last days, costituisce la Trilogia della Morte, così detta in quanto la morte rappresenta il culmine di ogni film.

Di per sé Gerry non presenta una vera e propria trama: due ragazzi, la cui meta è ignota, finiscono per perdersi in un deserto. Cercheranno di ritrovare la strada, ma affrontare tutte quelle fatiche metterà a dura prova la loro amicizia. Dietro a un intreccio così apparentemente semplice, si nascondono tematiche profonde e situazioni cinematografiche suggestive. Un lungo e inesorabile viaggio all’inferno, viene reso poetico grazie alla magistrale combinazione di fotografia, che rende carico di colori ed emozioni un luogo monotono come il deserto, e musica, che ci tocca in maniera agghiacciante. La sensazione più forte è quella che ci permette di percepire la pesantezza dell’oblio in cui i protagonisti si sono imbattuti. Noi camminiamo, riflettiamo, soffriamo con loro e con i loro pensieri, raccontati con lunghissimi piani-sequenza che mettono a nudo il dolore. Ciò che può raccontare nel migliore dei modi tutto questo non può che essere il silenzio, il quale penetra nell’animo dei personaggi e ci permette di contemplare la disperazione che si realizza quando ormai la morte è l’unica via d’uscita. Una situazione che trasforma l’uomo e laceraqualsiasi tipologia di relazione umana, persino un’amicizia. L’istinto di sopravvivenza porta con sé cinismo, ma anche solitudine.

Una pellicola che, purtroppo, non è mai stata distribuita nelle sale italiane e che invece meriterebbe visibilità nel nostro Paese. Una profonda metafora che può essere letta in tantissimi modi, a seconda della chiave che lo spettatore vuole utilizzare. Per gli amanti del cinema d’autore, indubbiamente un film da osservare e studiare, per poter apprezzare fino in fondo il lavoro sperimentale della regia di Gus Van Sant.


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Webmaster - Redattore Cinema

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