GHOST LETTERS

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GHOST LETTERS

Collettivo Leibniz (Inghilterra)

Con Ernst Fisher, Helen Spackman, Paula Sofia de Amaral Figueiredo

Regia di Ernst Fisher

 

Sabato 11 agosto 2012, ore 21.30

Supercinema, Tuscania

Nelle città di Viterbo, Tuscania, Bolsena e Montalto Di Castro la calda estate laziale è accompagnata dal programma di “LIFE.Lazio in Festival Estate 2012”, che vede diversi eventi culturali prendere forma in architetture storiche, strade e piazze, care agli abitanti del loco, ma quasi mai adibite a questo fine.

A Tuscania ad esempio, graziosa cittadina arroccata tra promontori e viuzze, il Supercinema è stato recentemente restaurato col risultato di uno spazio arioso dal gusto semplice e sobrio sovrastato una mezza balconata ad onda. Tolte le file di sedie della platea, ne esce un grande palcoscenico che, rivestito di linoleum, si presta perfettamente alla performance del collettivo Leibniz.

Nato ufficialmente nel 2005, il collettivo è composto da Ernst Fisher ed Helen Spackman che collaborano insieme dal 1995 e portano avanti un tipo di lavoro che si inquadra nella Live Art: atto performativo che può impiegare linguaggi quali l’arte visiva, il teatro sperimentale e la danza è nata nel Regno Unito – da dove il collettivo proviene – negli anni ’80 ed è in qualche modo figlia della happening dei primi anni ‘60 in America.

La performance vede susseguirsi molteplici entrate di tre figure nere al contempo camerieri e narratori-attori che portano nello spazio quindici vassoi con scene in miniatura. Ogni scena sul vassoio è una storia. Storie dal passato sia del collettivo, in particolare di performance precedenti – come spiega Helen Spackman citando i lavori The book of Dust (2005) e The book of Blood (2007) –, sia individuali.

E la cosa curiosa è che individuali sono anche le esperienze del pubblico che entra a far parte della performance stessa, aggirandosi tra i vassoi-storie, dapprima timidamente e successivamente con assoluta disinvoltura, assumendo un ruolo attivo nel momento performativo. L’abbattimento totale del muro attore/pubblico fa compiere esperienze sensoriali, come sentire odori di spezie, pepe, cacao, o toccare spaghetti scivolosi, che riescono a coinvolgere tutti i sensi. Il pubblico fa dunque suo lo spazio, gli oggetti attraverso i quali gli attori si raccontano, scattano fotografie, parlano, ridono, si muovono, toccano, si sentono parte della performance a tutti gli effetti e vivono storie. Molto forte, e dalle mille sfumature interpretative, il gesto del taglio di capelli di Helen, la quale senza specchiarsi e grazie ad una forbice si taglia in diretta tutti i capelli, come stesse compiendo il gesto quotidiano del lavarsi i denti.

Una busta da lettera con su scritto “to whom it may concern” contiene un cuore di carta macchiato di sangue vero di Ernst: è un oggetto che si può portare a casa, cioè con sé nel proprio percorso di vita, nel proprio bagaglio per la vita. È proprio questo che il collettivo vuole lasciare a tutti.

 

 

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Autore

Audrey Quinto

Mi diletto a tradurre in parole quello che trovo emozionante quando assisto ad uno spettacolo di danza

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