Titolo: Raccolta Manzù
Via Laurentina Km. 32
Orario: da martedì a domenica 9:00-19: lunedì 14:00-19
Tel. 0632298425
Ingresso gratuito
Unire arte e relax in una bella giornata estiva?
Niente di meglio che visitare la Raccolta Giacomo Manzù sulla via Laurentina Km. 32 a due passi da Ardea.
Una volta suonato il campanello, il cancello si apre ed è possibile percorrere il vasto giardino che circonda la struttura museale. In pietra beola, i viali disegnati da Manzù conducono alla scoperta di alcune piante rare, volute nella disposizione dallo stesso artista, e delle sculture come i Nastri che nella forma creano quel collegamento e quell’armonia in conformità con il percorso. Di un razionalismo nord europeo è invece il museo realizzato dall’architetto Tommaso Porn (una struttura che accoglie in modo funzionale e non invadente la collezione). La gentilissima signora all’ingresso, unica testimone, ci accoglie gratuitamente accendendo tutte le luci del museo per noi, unici ospiti. Un’accoglienza grandiosa!!!
Dopo questo ingresso solenne, rimaniamo nell’assoluto silenzio a dialogare nelle due ampie sale del museo con le circa novanta sculture (la maggior parte comprese tra il 1955 e gli anni settanta), ma anche timbri, coni, medaglie, opere grafiche, disegni, incisioni, bozzetti teatrali, tutte donate dall’artista allo Stato Italiano.
Alcuni nuclei tematici si presentano costantemente nei suoi lavori e vengono ripresi e rielaborati nel corso degli anni. Si tratta principalmente di soggetti autobiografici, a cui l’artista è particolarmente legato.
Contemplo quelle presenze così discrete ma cariche di private emozioni; vedo quelle più imponenti e piene di vita e gioco amoroso; nel passaggio mi viene incontro la storia con Papa Giovanni XXIII; la guerra simbolicamente trattata in una serie di bassorilievi in bronzo dal titolo “Cristo nella nostra umanità” ma anche il teatro e rievocazioni di grandi nomi.
La grandezza del suo sguardo innocente sulla realtà ci coinvolge nelle espressioni dei suoi personaggi, nella divertente essenzialità con la quale ritrae i cardinali e nella modestia con cui, ad esempio, propone il tema della sedia, rievocazione dell’infanzia. La stessa è anche presente in modo inconsueto nel David del 1938 (raffigurato come esile ragazzo) e presentato alla III Quadriennale di Roma.
Nel 1954 chiamato da Oskar Kokoshka ad insegnare alla International Sommerakademie di Salisburgo incontra Inge Schabel. Ballerina di danza classica e modella occasionale all’Accademia, Inge diviene sua moglie e una presenza costante nei suoi lavori.
Prima nei busti a lei dedicati con una forma particolare ad anfora dove il petto assume un grande peso quasi fosse un recipiente di emozioni; poi nella figura intera, racchiusa in un cuore, di Guantanamera (canzone rivoluzionaria cubana da cui l’opera prende il titolo).
La danza è stato un altro interesse di Manzù dalla fine degli anni trenta e poi assiduamente ripreso dall’incontro con Inge. Infine i figli Giulia e Mileto vengono rappresentati su una carrozza immaginaria le cui forme elicoidali possono ricordare quelle libere da ogni rappresentazione dei nastri incontrati nel giardino.
Ed è proprio di lì che torniamo a salutare Manzù e Inge. Lei la ritroviamo presente nei mazzi di fiori freschi che ogni pomeriggio depone in questo posto che magicamente accoglie il grande Artista.
Consacrato come uno dei tre “M” della scultura italiana del Novecento con Arturo Martini e Marino Marini cerchiamo di farlo rivivere con la nostra presenza.