di e con Giorgia Mazzucato
musiche di Mario Di Marco
costumi di Irene Tortora
9 ottobre 2016, Teatro Studio Uno, Roma
Apre la stagione 2016/17 del Teatro Studio Uno Gesù aveva l’erre moscia, un testo scritto e interpretato da Giorgia ‘Gigia’ Mazzucato, giovane attrice talentuosa che nella scorsa edizione del Roma Fringe Festival, con il suo Viviamoci, ha portato a casa uno dei premi più ambiti del festival, lo Special Off.
Semplicemente che vanno dritti al cuore: così sono da definirsi il tipo di scrittura e la creazione dei personaggi attraverso i dialoghi, la recitazione e la regia di questa piccola perla, intima e personale, nella quale viene raccontata la storia di un Gesù sincero e gentile, caratterizzato da una pronunciata erre moscia e indaffarato studente che apprende il più possibile per crescere e dare un messaggio d’amore; gli occhi di questa Maddalena dallo sguardo dolce e fedele compagna, amica, amante e detta Roc – dall’ebraico, letteralmente “sputo” –non hanno nulla a che vedere con la donna di cui si ha biblicamente memoria. Essi sono i custodi di alcuni dei momenti più segreti della vita di Gesù – fra cui il buco di circa diciotto anni in cui il Messia avrebbe ricevuto la sua formazione –, nonché quelli più intimi, quelli di sconcerto e di paura per un destino irrevocabile. Gesù esce da questi racconti principalmente come essere umano che prima di ragionare sul giusto sente e percepisce col suo corpo la vita e le necessità che la governano.
Il testo è coinvolgente e delicato, spezzato fra flashback e ritorni al presente continui; è nutrito di vari personaggi a cui la stessa Mazzucato dà voce e corpo, vivificandoli in caratterizzazioni frizzanti. Tuttavia è la sua Maddalena a non far perdere mai il filo della vicenda e a guidare il pubblico sul filo dell’emozione, dal momento in cui da bambina strega letteralmente il piccolo Gesù, passando a quello in cui con un bacio appassionato i due sigillano il loro amore – che godrà di damnatio memoriae –, fino a quando, la donna, sballottata fra la folla, segue il percorso del compagno verso il compimento del suo destino. Il testo non manca mai di suscitare un sorriso spontaneo: proprio attraverso questa leggerezza poetica la storia risuona maggiormente, creando un’eco che si diffonde nell’interiorità di chi ascolta. Addentrandosi nella particolarità della vicenda si ritrova molto dell’essere umano ed è quasi rassicurante ritrovare aspetti quotidiani, semplici, in alcuni casi bizzarri e divertenti nella vita di un uomo così storicamente e religiosamente importante e “famoso”.
Dell’uomo fattosi carne e resosi parte di una comunità a cui parlare, che per tradizione sembra distaccato dall’umanità, viene solitamente raccontata più la capacità di sacrificio rispetto quella di elargire amore. Gesù aveva l’erre moscia, oltre alla possibilità di far sorgere qualche domanda spontanea, è una gioia capace di lasciare una sensazione delicata d’amore.