A girl walks home alone at night, di A. L. Amirpour, USA 2014, 99′
Produzione: Say Ahh Productions, SpectreVision, Logan Pictures, Black Light District;
@ Festival Internazionale del Film di Roma, 16-25 ottobre 2014
La puttana, il drogato, la ragazza ricca, il travestito, lo spacciatore e il bambino per un western dei tempi selvaggi di oggi, in salsa noir. La pellicola statunitense presente nella sezione Mondo Genere, ambientata nella città fantasma iraniana di Bad City, profonde ironia e intensità a cavallo tra Jim Jarmusch e Robert Rodriguez. Bad City è un luogo buio, solitario e poco raccomandabile. Strade deserte in cui l’unica macchina a circolare è quella del protagonista: una favolosa autovettura degli anni cinquanta condotta da Arash (Arash Marandi) che, vestito con la sua magliettina bianca, il jeans e gli occhiali a goccia, è un moderno James Dean che vive la propria vita tra lavoretti d’occasione, la cura del padre drogato e le attenzioni erotiche della ragazza di buona famiglia. Sullo sfondo le pale meccaniche dei pozzi di petrolio (esplicita citazione de Il Gigante) e le ciminiere della centrale elettrica. Poi c’è lei, la ragazza vampiro, che balla da sola nella sua cameretta brani post punk, redarguisce il bambino buono esortandolo ad essere eternamente buono e va in giro per le strade silenziose su uno skateboard. Vestita con il chador che svolazza al vento e una maglietta a righe. Sheila Vand è una madonna contemporanea che si ciba soltanto delle persone malvagie. La depravazione e la solitudine sono il sangue di cui si nutre. Suggestivo l’accompagnamento sonoro dei brevissimi secondi che precedono il morso e, in generale, l’intera colonna sonora acid techno, electro rock e folk.
L’incontro tra i due è inevitabile e avverrà sotto un lampione. Arash completamente sballato per effetto delle droghe assunte e vestito da Dracula (jeans, maglione e lenzuolino di seta) attira l’attenzione della ragazza vampiro. La scena che segue nella cameretta di lei, sulle note di un vinile messo su per dare al momento il giusto peso di romanticismo dark che la pellicola in bianco e nero anamorfico reclama, è anche la trasformazione del protagonista maschile da bullo gentiluomo a una sorta di Edward mani di forbice vagamente somigliante a Robert Smith dei Cure.
Ho fatto brutte cose, sono cattiva
Lui: Normale
Non sai che cosa ho fatto
Lui: E tu quello che ho fatto io
L’amore è anche una sequenza in cui il buco nelle orecchie viene fatto a mano con una spilla da balia davanti alle luci di una centrale elettrica.