Teatro Spazio Uno, Romaregia Giulia Bolatti con Federico Pastore e Biagio Iacovelli testi Giulia Bolatti partner Rakun Project di Bolatti-Pastore 2 Giugno,
Ci si sente un po’ straniti nel momento in cui ci si trova di fronte a persone con patologie psichiche. “Malattie Nervose e Mentali” scrivono fuori dai padiglioni ospedalieri e questo già contribuisce a non rendere invitante l’ingresso, perché nell’immaginario comune –anche dopo i cambiamenti a seguito della legge Basaglia – le proiezioni che si visualizzano sono: camicie di forza, urla e celle di isolamento. Spesso si prova imbarazzo, inadeguatezza, impotenza e timore perché impauriti dall’impulsività di una persona con un disturbo psichico, partendo dal non capire come faccia a vivere come vive, a comportarsi come si comporta e che sembri che non se ne accorga nella maggior parte dei casi.
La “stranezza” che le “persone sociali” percepiscono in questi casi è legittima, non si può pretendere che venga compresa, almeno non subito, una persona affetta – per esempio – da “sociopatia”, l’incapacità di conformarsi alle norme sociali. Nel momento in cui usiamo termini come: ansiosa, scostante, invadente, piacevole, gioviale o solare nei confronti di una persona abbiamo espresso un giudizio, che sia positivo o negativo non fa differenza. Ma se un soggetto, magari anche particolarmente sensibile, non volesse essere sottoposto a questa scansione sociale, come potrebbe fare? La sociopatia lo autoesclude a priori dal giudizio, dalle critiche, dagli appunti, dalle annotazioni che gli altri ed il mondo possano avere su di lui.
Giulia Bolatti regista e scrittrice di Piano B, in scena dal 2 al 4 Giugno al Teatro Spazio Uno di Roma, non fornisce una soluzione per risolvere la questione, ma mostra al pubblico due punti di vista agli antipodi, dal paziente al medico e ritorno. I due protagonisti Federico Pastore e Biagio Iacovelli ci mostrano un duello a colpi di valide motivazioni, dimostrazioni di telefonate, pungenti accuse ma anche cura, attenzione ed interesse. La verità e la ragione non possono essere univoche e non vengono mai a mancare anche all’interno dei brillanti dialoghi, del ritmo incalzante del testo e della regia.
Si può davvero definire misantropo e sociopatico un uomo che decide volontariamente di rinunciare ad ogni rapporto sociale per motivi razionalmente validi o di biasimare un medico che calca la mano affinché il suo paziente guardi in faccia la realtà – avendola persa di vista da molto tempo – per affrontare e magari risolvere il suo disagio?
La scenografia curata e dettagliata è colma di particolari da individuare come se si stesse giocando a Find It o ad una caccia al tesoro e questo l’ha resa “esilarante”, dal momento che è scattata fra il pubblico la ricerca dell’oggetto inusuale posizionato in modo inusuale,come ad esempio: una scarpa a ponte fra due gambe di una sedia rovesciata. Un plauso va singolarmente ad ognuno degli interpreti ed alla regia, impeccabile e precisa, che ha fornito tutti gli strumenti necessari – usati sapientemente da Pastore e Iacovelli – per un’eccellente messa in scena, donando ai gesti ed alla parola la stessa potenza di un fiume in piena.
Piano B è un lavoro divertente, contemporaneo, incalzante, dinamico, ma anche molto delicato ed attento.