Mettersi in viaggio, alla volta di una meta inesplorata, è dare un energico schiaffo a un destino stanco e immobilizzato in schemi senza prospettive. Mettersi in viaggio è ricercare una Terra Promessa zampillante di fonti vitali che plachino i tormenti di un’anima assetata.
Mario, il protagonista di questo romanzo autobiografico, ha un nome volutamente comune. In due sillabe è racchiuso il destino di tutti coloro che hanno abbandonato la propria patria alla volta di lidi sconosciuti. Che si chiamino America, Australia, Germania o Francia poco importa.
Decidendo di fare questo salto nel buio, l’autore non è mosso solo dall’impulso di affrancarsi da una Sicilia corrosa dalla miseria e socialmente arretrata, ma soprattutto dalla sua deliberazione di rendersi parte attiva del sogno marxista-leninista, quello di una società più giusta e libera dallo spettro del capitalismo. La Repubblica Democratica Tedesca diventerà, da quel momento in poi, la mappa della sua anima. Vi punterà, come tante bandierine, successi, amori, amicizie, riflessioni, ma anche numerose delusioni.
Dagli uffici della Volkspolizei, nella città di Probstzella, inizia l’avventura forestiera di Mario. Com’è lontana qui la Sicilia e come remoti sono i suoi cieli infuocati, i suoi campi arsi dalla sete, le strade polverose dove sciamano a frotte ragazzini sbrindellati. Dell’agitarsi delle sue violente passioni, neppure un’eco giunge fin qui.
Qui, il freddo del campo profughi di Fürstenwalde, della Kühlhaus per la refrigerazione delle carni, degli occhi diffidenti dei poliziotti, della lugubre spianata di Büchenwald che gela il sangue al ricordo della satanica barbarie che ha ospitato.
Dopo giornate di duro lavoro, solo l’acceso fervore dei compagni, nelle sezioni di partito, riesce a infuocare l’atmosfera, assieme all’illusione che un’energica spallata al sistema borghese avrebbe presto inaugurato un’epoca feconda per l’intera umanità. Eccoli lì: umili eroi, pieni di buona volontà, intenti a costruire un domani migliore; combattenti disposti a tutto, anche al sacrificio della vita, pur di scardinare quel consorzio incivile di uomini grondanti ancora del sangue di milioni di vittime di guerra, quella sostenuta dal grande capitale.
Mario marcia fiero in capo a tutti, benché la sua meta si faccia, paradossalmente, sempre più sfocata. Cosa insegue veramente? Perché un’inquietudine di faustiana memoria continua a perseguitarlo nel bel mezzo del suo sogno? La sua brama lo trascina lontano… E non v’è cosa che acquieti la sua anima in tumulto. Le riflessioni sulla vita si susseguono profonde e intense, ricche di una sapienza acquisita sia da un destino imposto – spesso invadente come un ospite sgradito – che dall’attiva e incessante ricerca personale.
Il lavoro presso l’Istituto per la Rilevazione Topografica di Weimar e l’amore giovanile per Ingrid tingono di leggerezza i passaggi più complessi di riflessione umana, politica e religiosa -di cui sono impregnate le pagine del libro- riportata in uno stile elegante e raffinato. E se l’esistenza altro non è che un’interminabile questua alla scoperta di una verità che ama nascondersi, Elio Monaco, attraverso il protagonista, non si è risparmiato in questa ricerca, imparando a confrontarsi con i limiti dell’agire umano. Benché le lotte di classe abbiano portato a innegabili conquiste collettive, l’applicazione del modello speculativo del comunismo si è dimostrata un fallimento. Prima ancora dell’eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione e della soppressione delle classi sociali, vi è la necessità di far risorgere lo spirito, mortificato da regole, da un’avvilente attenzione alle mere necessità materiali, da una corporeità che lo appesantisce. Lo stesso Marx scriverà all’amico Engels: «Caro amico, ogni teoria è grigia, disgraziatamente l’ho capito troppo tardi».
LA TERRA PROMESSA
Di Elio Monaco
Edizioni Greco&Greco
Milano, 2004
Contatti: elio.monaco@tiscali.net
