Graziano Piazza | L’intervista

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© Pietro Pesce

© Pietro Pesce

di Theodor Holman
tratto dal film di Theo Van Gogh
con traduzione di Alessandra Griffoni
regia Graziano Piazza
con Viola Graziosi e Graziano Piazza
scene Francesco Mari
costumi Sabrina Chiocchio
musiche originali Andrea Nicolini
assistente alla regia Elisabetta Canu
disegno luci Gill Mc Bride
fonica e video Valerio Rodelli
produzione Sycamore T Company
 
19 dicembre 2015, Teatro Argot Studio, Roma

 

Il Teatro Studio Argot è un luogo intimo ed accogliente, che regala la magia del Teatro anche attraverso le proprie pareti, intrise delle atmosfere regalate da ciascuno spettacolo scelto nei passati trent’anni di programmazione. Dal 15 al 20 dicembre scorso, questo luogo ha ospitato un lavoro di Graziano Piazza in cui lui stesso e Viola Graziosi hanno dato vita a L’intervista, messa in scena del testo di Theodor Holman che è soggetto dell’omonimo film di Theo Van Gogh.

La scena prende le simboliche sembianze di un ring, dove due figure contrapposte mettono in atto un vero e proprio combattimento all’ultima rivelazione – o volendo, all’ultimo sangue –; un importante giornalista politico è obbligato ad intervistare un’attrice di soap opera in un ambiente in cui lo stesso giornalista si trova a giocare in modo sfavorevole. Raggiunge l’appuntamento svogliatamente e sarà proprio questo suo atteggiamento a metterlo in una condizione sfavorevole e di sottomissione nei confronti di questa donna ammaliatrice, troppa abituata a architettare sinuose e diaboliche trappole. Ma i colpi che i due antagonisti cominciano a sferzarsi creano una condizione di equilibrio, rivelando così due bestie in cattività che sono state messe l’una contro l’altra per colpa di ruoli che ricoprono e che costantemente ribaltano, manipolandosi vicendevolmente. In scena dunque un gioco perverso, che tenta di scavare fra le verità dei due protagonisti/antagonisti, che vicendevolmente si addentrano in una danza di morte ipnotica e sensuale, che riporta al curioso scrutarsi di due animali feroci, di due pugili che si studiano per poter applicare sull’altro la tattica vincente, quella in grado di affaticare per il troppo difendersi.

La necessità è quella di sfiancare l’altro, ingannarlo per portarlo nella propria trappola che sembra essere alla fine dei conti una perversione sadica. E mentre imperversa il combattimento, si scoprono verità l’una dentro l’altra, come matriosche. Le armi che i due possiedono sono diverse come i sessi che li distinguono, le loro capacità comunicative suggeriscono una propensione all’essere ammaliatori del nulla, non potendo offrire niente di reale del proprio vuoto, se non il dolore di sentirsi al di fuori di tutto: il risultato finale è la resa totale a causa dello sfinimento, i due caratteri non si distinguono più nitidamente creando una fusione che li rende entrambi intervistatori ed intervistati.

La regia di Graziano Piazza è attenta e meticolosa, nonostante lui stesso prenda parte alla messa in scena; rispetta totalmente le proprie dinamiche fuse a quelle della Graziosi in scena, che intersecandosi donano intensità e forza emotiva ai loro protagonisti. Entrambi li difendono con le unghie, eseguendo una performance di altissimo livello. È sempre la sua mano a guidare i vortici dei due corpi, trovando ed esaltando quelle traiettorie capaci di suscitare l’energia che rende l’atmosfera densa: è letteralmente impossibile staccare gli occhi da quella dinamica e il tempo scorre senza pesare. Un lavoro da vedere assolutamente.

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Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

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