Il 28 giugno alla Casa del Cinema, durante il Med Film Festival, da sempre florida occasione d’incontro fra le diverse culture del Mar Mediterraneo, è stato proiettato Halima’s path, del regista croato Arsen A. Ostojic, film ispirato ad episodi realmente accaduti in Bosnia nel corso della guerra civile degli anni 90.
Halima’s path, di Arsen A. Ostojic, BiH – HR – SLO 2012, 95′ C
Prodotto da: Arsen A. Ostojic, Davor Pušić, Slobodan Trninić, Janez Ković
Scritto da: Feđa Isović
Musiche di: Mate Matisic
Halima è una moglie amorevole, una zia comprensiva e una donna che desidera più di ogni altra cosa una famiglia. Alcuni anni più tardi, nel susseguirsi degli scontri armati fra i civili a Laktaši, le prospettive di una vita serena vengono drammaticamente stravolte dal rapimento dei suoi cari per volontà della milizia urbana. Più di vent’anni dopo, Halima si troverà costretta a compiere una disperata ricerca che le farà rivivere vecchi dolori e a ritrovare persone care, da tempo dimenticate.
Il film affronta le tematiche relative al conflitto militare in Bosnia ed Erzegovina del 1992-1995, concentrandosi in particolare sui caratteri di natura ideologica dei popoli più che sulle questioni politiche in gioco. Dal ritratto di una famiglia bosniaca del ceto medio possiamo trarne aspetti molto duri in merito alla libertà di pensiero e alle condizioni di disparità tra uomo e donna. Le tradizioni culturali impongono spesso una concezione della donna come mero strumento di natura, dedita esclusivamente alla cura della propria prole. In alcun modo viene tollerato un rapporto coniugale fra esponenti di culture religiose differenti. Simili condizionamenti creano i presupposti per gravi tensioni ed incomprensioni tra i familiari di Halima, costretta più volte a mediare con essi per riuscire nel suo intento. I quattro anni di guerra inoltre hanno mutato profondamente la vita delle persone, privandole di molti affetti importanti e riducendole a deliri esistenziali, trasformandoli in un complesso di grave entità.
Gli eventi che si susseguono ricoprono ciascuno un ruolo determinante ai fini della trama. Ogni avvenimento si lega al successivo in maniera coerente, rendendo chiaramente comprensibile la complessità narrativa di tutta l’opera. Niente è lasciato al caso, non esistono punti fermi, tutto è stato collocato in modo da mantenere l’interesse costante e consentire un grado di coinvolgimento sempre maggiore. Ciò che andremo ad apprendere sulla storia della protagonista e dei personaggi secondari è scandito da importanti flashback palesati nei momenti in cui Halima si ferma a riflettere, perdendosi nei ricordi. Data l’importanza dei contenuti, i dialoghi appaiono molto curati, al tempo stesso essenziali, funzionali in tutto e per tutto agli episodi narrati. Ciò a sua volta fa sì che lo spazio riservato alle musiche si dimostri misurato con estrema precisione e collocato in situazioni passeggere, tra un avvenimento e l’altro, come a voler riassumere con gli stessi arrangiamenti musicali – eseguiti con strumentazioni tradizionali del posto – quanto lo spettatore ha avuto modo di apprendere poco prima.
Di fronte all’esigenza di raccontare le condizioni tragiche di un paese in rovina, garantendo una chiara attendibilità dei fatti senza venir meno alla propria connotazione poetica, Halima’s path riesce a emergere come un brillante esempio di cinema contemporaneo e a incantare per la potenza delle sue immagini, per le straordinarie performance degli interpreti, per una cura scrupolosa di tutti gli aspetti formali, dai dialoghi alle musiche. Ostojic da qui prova di un forte sentimento che lo lega alle disgrazie dei popoli balcanici: anche attraverso un lavoro di responsabilizzazione dello spettatore, egli riesce a compiere una riattualizzazione dei momenti più significativi che hanno afflitto quella parte del mondo: i Balcani.