La Compagnia Arcadinoè porta in scena la prima stesura pubblicata nel 1603 della celeberrima tragedia shakespeariana, ideando un ambizioso e intelligente progetto di co-produzione in caratura, dal 19 Marzo al 6 Aprile 2014 al Teatro dell’Orologio
Hamlet Project
Traduzione, adattamento e regia di Patrizio Cigliano
Con Andrea Cannucciari, Daniela Cavallini, Patrizio Cigliano, Domitilla D’Amico, Gianni Giuliano, Marco Manca, Marco Montecatino, Biagio Musella, Alessandro Parise, Cristiano Priori, Daniele Sirotti
e la partecipazione straordinaria in voce di Gigi Proietti nel ruolo del Fantasma
maestri d’armi Massimo Cimaglia e Dario Spampinato
scena Fabiana Di Marco
costumi Andrea Viotti e Anna Missaglia
musiche originali Giacomo Del Colle Lauri Volpi
light designer Pietro Sperduti
sartoria Farani
assistenti alla regia Giorgia Palmucci e Marco Barbato
Lo spettacolo è interamente prodotto dal cast
Dal 19 Marzo al 6 Aprile 2014
Teatro dell’Orologio, Roma
Essendo una delle tragedie più rappresentate nella storia del teatro è quasi raro vederne una messa in scena classica che forse, senza nulla togliere a operazioni di stravolgimenti drammaturgici, è la migliore possibile per rendere onore alla perfezione di un testo come quello dell’Amleto di Shakespeare.
La fedeltà al testo è uno dei punti di forza dello spettacolo realizzato dalla Compagnia Arcadinoè. L’opera si offre al pubblico incorniciata in una scenografia essenziale, che attraverso semplici artifici riesce a ricreare facilmente diverse ambientazioni con risultati sempre efficaci; i celebri intrecci della corte di Elsinore si snodano in due ore contro le quattro – circa – delle stesure più note. Il copione, infatti, è un adattamento della prima versione della tragedia, pubblicata nel 1603 ma ritrovata solo nel 1823. In questo vecchio volumetto rinvenuto casualmente da Sir Henry Branbury nella sua biblioteca, ci sono poche, ma sostanziali differenze come, ad esempio, un diverso coinvolgimento della regina, che dichiara la sua totale estraneità al complotto contro il re, o la brevità, che però non ne riduce l’intensità, del celeberrimo monologo del giovane Amleto. Per quanto le successive diano una ricchezza di prospettive e una caleidoscopica possibilità di visioni sui personaggi, questa prima stesura racconta il cuore delle vicende del principe.
Un secondo punto di forza e certamente degno di nota è l’espediente produttivo alla base di questo progetto teatrale il cui ideatore Patrizio Cigliano – anche regista – ha rispolverato: il principio di cooperativa; un modello molto praticato negli anni 70 in campo teatrale. Tutto il cast è produttore e quindi proprietario dello spettacolo. Questo ha reso possibile coinvolgere ben dieci attori, che per la messa in scena di opere come questa – dove il numero dei personaggi è consistente – può essere una condizione essenziale, tanto da comportare la rinuncia di rappresentarla da parte di piccole produzioni. Le musiche originali e i costumi, semplici ma evocativi, contribuiscono ad un piacevole risultato estetico ben supportato quasi sempre dalla recitazione. Si avverte nel protagonista Alessandro Parise un’intensa verità, che invece a tratti in alcuni degli altri interpreti si perde. Questo è l’unico punto debole di uno spettacolo comunque godibile e che si misura con un testo la cui profondità e universalità può facilmente renderci molto critici soprattutto sulle infinite possibilità di dare vita ai suoi personaggi. Forse perché, ormai, ognuno di noi sente Amleto un po’ suo.
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