HO SBATTUTO, DICEVO

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Tratto dall’omonimo romanzo di Roddy Doyle, edito da Guanda, La donna che sbatteva nelle porte è il monologo – affidato all’interpretazione della simpatica ed energica Marina Massironi – con cui una donna, vittima di violenze domestiche da parte del marito, narra la propria storia, dall’adolescenza alla morte del suo carnefice – la quale, però, potrebbe rivestire una valenza più complessa di una semplice liberazione.

Siamo nell’Irlanda degli anni ’60. Le musiche, perfettamente rappresentative del tempo, e le vivide descrizioni svolgono egregiamente il loro compito di farci calare nel vissuto dei quartieri abitati da un ceto medio-basso, cui non è estraneo il rispetto della forza e della violenza: buona parte del proprio fascino, Charlo lo trae proprio dal fatto di essere già stato in prigione a diciassette anni. Stando accanto a lui, Paula, la protagonista, si sente finalmente rispettata: non è più una troia o una stronza (tertium non datur), bensì la donna di Charlo. Ma il carisma e la minacciosità dell’uomo si rivelano per Paula un’arma a doppio taglio.

Con la prima gravidanza si verificano le prime violenze e, da lì in poi, un’escalation di maltrattamenti che mandano la vita della donna fuor di sesto – come gli elettrodomestici e i mobili della scenografia, del resto: tutti sgangherati e sbilenchi, nulla che si possa definire a posto.

Se questa è la cupa situazione di fondo, va dato atto (alla materia prima, innanzitutto, e poi al regista e adattatore Giorgio Gallione) che il monologo non si riduce a una costante lamentazione, riuscendo invece nel non semplice compito di tratteggiare Charlo – e in generale il mondo maschilista e violento – anche come piacevoli e affascinanti, esattamente come avrebbe potuto percepirli una ragazzina dell’epoca immersa in quel contesto. Sono questi i passaggi in cui la Massironi dà il meglio di sé, insieme alla rievocazione della cacciata di casa del marito e a tutti quei momenti in cui Paula, che da sola non riesce a denunciare la verità, supplica con lo sguardo i medici che la visitano: «Chiedetemelo! Chiedetemelo!».

La parte restante dello spettacolo, invece – nonostante le vicende narrate – graffia, ma non ferisce. Ma si ha come l’impressione che si tratti di una vera e propria scelta, in tono, del resto, col vivace verde del prato che copre ogni superficie del palco, quasi a plastificare e rendere la materia trattata più digeribile al pubblico.

LA DONNA CHE SBATTEVA NELLE PORTE

di Roddy Doyle

adattamento drammaturgico Giorgio Gallione

regia Giorgio Gallione

con Marina Massironi

scene e costumi Guido Fiorato

luci Aldo Mantovani

assistente alla regia Maurizio Mastorchio

dal 24 gennaio al 5 febbraio 2011, ore 21.00

Sala Umberto – Roma

 
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