Hibernate
Artista: Hoff
Componenti: Paolo Thomas Strudthoff
Info:
Ascolta: MotionUn disco drammatico, quello proposto dal multiforme ingegno di Hoff, al secolo Paolo T. Strudthoff. Nonostante il personaggio in questione sia una sorta di coltellino svizzero della musica (già impegnato da anni nel progetto solista pop-acustico Roads Collide nonché fondatore, cantante e songrwriter negli Isabel), l’urgenza dei cinque pezzi in questione rivela una sua naturale disposizione all’espressione sonora pura, alla condensazione di ciò che rifugge la parola.
Hibernate(Handwriting Records, 2012) si innesta tra i titoli dell’ambient music che anelano ad una fusione di ambiente temporale e spaziale. Una simile commistione di tempo e spazio avviene solo nella misurazione delle distanze astrali arttravero l’anno luce. Siamo però lontani dalla musica cosmica di Klaus Schulze poiché il suo Irrlicht (che significa fuoco fatuo) è un irr–Licht, una luce pazza, confusa e smarrita che vaga nell’universo in cerca di espiazione.
Il viaggio di Hibernate è invece un ritorno a casa, al luogo di appartenenza, in caduta libera entro l’atmosfera terrestre. Il dramma dell’imminente impatto con il pianeta fertile si avverte soprattutto in Earthian e To Belong, colonne portanti del disco, nelle quali ci si lascia alle spalle un letargo di mille anni nello spazio aperto e si viene catturati dalla gravità terrestre, riscoprendo la vita nel passaggio dal fluttuare al precipitare. Da questo punto di vista, Hoff è molto più vicino ad autori del calibro di Tim Hecker, Ben Frost o Hammock, in cui il materiale sonoro è lento e risente dell’attrito tellurico.