Ignudo o celato. È questo il problema?

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Si è vociferato molto in questi giorni sulle statue dei Musei Capitolini coperte, in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rouhani. Varie le posizione a riguardo, ma quasi tutte di condanna nei confronti del gesto nonché del cerimoniale; in queste ore infatti è caccia al colpevole, vale a dire a colui o coloro che hanno assecondato l’ospite e le sue tradizioni, “asservendo” così un paese occidentale ad uno orientale. Il ministro Franceschini si dissocia, affermando di non essere assolutamente a conoscenza del provvedimento; e lo stesso fa Renzi, che chiede una spiegazione plausibile entro 24 ore. Ma si sa che ultimamene il gossip regna sovrano nelle pagine dei giornali italiani, e pur di non parlare di fatti concreti, si è gettato fumo negli occhi dei lettori, occultando il vero significato dell’incontro tra i due paesi. Per seguire il dibattito su questo episodio, discutibile da tanti punti di vista, ci si è persi il nocciolo della questione: perché questa visita dell’Iran in Italia dopo gli accordi nucleari? Quali sono gli affari in ballo tra i due paesi? E soprattutto perché nessuno ha accennato minimamente alla pena di morte ancora in auge in Iran (vedi i dati di “Nessuno tocchi Caino”) e alla sua posizione sui diritti civili e delle minoranze? Sembra che insieme alla statue ci siamo messi anche noi dei pannelli davanti agli occhi e alle orecchie, dandoci pena per quattro statue censurate. Non è questa la sede adatta per parlare di economia e politica estera ma basta confrontarsi con la Francia per capire quanto sia dormiente la coscienza degli italiani; dopo Roma infatti, Hassan Rouhani è partito per Parigi dove le Femen lo hanno accolto con una finta impiccagione e uno striscione che dice: «Benvenuto Rouhani, boia della libertà». Ma a noi cosa importa della gente condannata ed uccisa in Iran? Noi dobbiamo pensare alle statue, orgoglio della nostra nazione (anche se ahimè secondo l’ultima indagine Istat 6 italiani su 10 non visitano i musei!), riducendo tutto a beceri luoghi comuni e ad un futile dualismo, per cui l’occidente si è sottomesso all’oriente. Alla fine un semplice gesto di cortesia nei confronti di un ospite si è trasformato in un errore politico e culturale; si è parlato addirittura di figuraccia. In fondo quando invitiamo qualcuno a casa nostra, cerchiamo di metterlo a suo agio il più possibile, usando tutti gli strumenti che abbiamo. In questo caso ci siamo serviti di pannelli che ripeto però, più che occultare le nudità delle statue hanno imbavagliato il nostro cervello, impedendogli di ragionare. In relazione a quest’avvenimento ho ripensato ad un’esperienza personale in Tunisia un paio di anni fa; sulle meravigliose spiagge di Bizerta ero l’unica donna ad indossare un bikini. Tornata dal mare raccontai l’imbarazzo a mio suocero, che originario di quelle terre, mi rispose prontamente di lasciar perdere e che si erano tutte rimbambite con la religione, visto che negli anni ’70 indossavano gonne più corte di quelle italiane! Dopo una piccola ricerca ho scoperto che lo stesso succedeva a Teheran (per esempio http://www.nanopress.it/mondo/foto/donne-iraniane-negli-anni-70_7181_13.html); leggendo così i vari articoli di questi giorni ho pensato che nascondere le nudità non offende l’occidente, quanto piuttosto l’oriente stesso e la sua storia, celandola e inducendoci a credere che in quei paesi gli usi e i costumi siano sempre stati quelli che conosciamo oggi, ignorando invece che cambiarono con la rivoluzione religiosa del 1979. E non dobbiamo tralasciare il fatto che la scultura antica appartiene al patrimonio italiano quanto a quello iraniano, visto il suo coinvolgimento nella storia delle civiltà mesopotamiche prima e dell’impero persiano poi. Ma le statue ignude dei loro musei sono forse coperte? L’ardua sentenza a chi le ha contemplate.

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Autore

Carmen Capacchione

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