Line Up:
Simon “King” Sansotta – voce & armonica
David Pintaldi – basso
Giosè Fiorilli – piano & organo
Marc Fish – chitarra
Paolo Pratali – batteria
Quando: 4 Febbraio 2012
Dove: Cantine Blues – Sito ufficiale
Info: Fishy Business – MySpace
Nonostante il freddo glaciale e la possibile assenza di pubblico, Cantine Blues riscalda l’ambiente con la carica dei Fishy Business, presenza per certi versi storica del blues capitolino. Uniti dal 1993, i FB sanno come riproporre con brio le caratteristiche più vere di questa corrente musicale statunitense, aiutati, senza dubbio, dall’esperienza che negli anni hanno maturato grazie alle innumerevoli esibizioni live.
Nel 1995 partirono alla volta di Chicago per suonare, praticamente gratis, in locali come il Buddy Guy’s Legends, Rosa’s, Blue Chicago, Kingston Mines. Durante lo stesso anno, proseguirono, con una certa dose di coraggio, il loro itinerario, toccando tappe quali Los Angeles e New Orleans, dove poi avrebbero fatto ritorno l’anno successivo come band di supporto per altri artisti tra i quali Little Mac Simmons e Lurrie Bell. A fasi alterne e con alcuni cambi di formazione, arriviamo al 2002, anno in cui il gruppo comincia le esibizioni, che continuano ancora oggi, come band principale.
Approfittando dell’atmosfera intima del locale romano, i Fishy Business propongono oggi una scaletta viva, ricca ovviamente di capisaldi del blues tradizionale con l’aggiunta di preziose finezze d’autore. Si spazia quindi dal Mississipi sound con qualche spruzzata di rock’n’roll. Spiccano The Seventh Son di Willie Dixon, Hello Josephine di Fats Domino, Jambalaya, e un bel Last Night Blues. Da sottolineare sono state le interpretazioni di un paio di brani di Tom Waits, tra cui il lirico e quasi “da palazzetto” Jersey Girl.
La band, insieme alla sana ironia e alla tranquillità che proviene dalla evidente competenza dei musicisti nello svolgere il proprio mestiere, colpisce per il blues essenziale, diretto, bruciante e commovente: un ruolo fondamentale lo ricopre non solo l’onnipresente chitarra, ma anche l’armonica del cantante, affinacate entrambe dai pilastri fondamentali quali il basso e la batteria. Il ritmo incalzante non diventa mai frettoloso e lo spazio d’improvvisazione solistica viene dosato con furbizia.
Se si potesse esprimere un giudizio sulla band, anche solo in base al finale, i Fishy Business otterrebbero il massimo dei voti grazie alla loro interpretazione dell’inno folk-rock For what it’s worth e del movimentato Got my modjo working che, come un vero amuleto, porta fortuna a questa band.
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