The Dictator, USA 2012,
Durata 84’,
Regia Larry Charles,
Sceneggiatura Sasha Baron Cohen, Alec Berg, David Mandel, Jeff Schaffer,
Montaggio Greg Hayden, Eric Kissack,
Fotografia Lawrence Sher
Musiche Erran Baron Cohen
Produttori Sasha Baron Cohen, Alec Berg, David Mandel, Jeff Schaffer, Todd Schulman, Anthony Hines, Scott Rudin,
Interpreti Sasha Baron Cohen (Ammiraglio Generale Haffaz Aladeen), Sir Ben Kingsley (Tamir), Anna Faris (Zoey), Jason Mantzoukas (Nadal), Megan Fox (se stessa), John C. Reilly, Sayed Badreya.
Per presentare la sua ultima commedia al Festival di Cannes 2012, Sasha Baron Cohen ha escogitato una sequela di trovate pubblicitarie esilaranti, tra le quali uno smaliziato show con Elisabetta Canalis. Uscito nella sale statunitensi il 16 maggio, il film ha già incasso oltre 91 milioni di dollari.
La commedia ci presenta le avventure del ricco dittatore Aladeen, che governa amorevolmente lo stato nordafricano di Wadiya dall’età di sei anni, quando fu nominato Supremo Leader in seguito alla morte del padre, colpito accidentalmente da 97 proiettili vaganti e da una bomba a mano durante un’uscita di caccia. Purtroppo le Nazioni Unite, che hanno ripetutamente sanzionato Wadiya, minacciano un’ispezione di sicurezza sospettando la presenza di un impianto di armi di distruzione di massa all’interno del paese. In tal modo sollecitato, e in seguito a un tentativo di assassinio, Aladeen è finalmente convinto dal suo consigliere di fiducia, lo Zio Tamir, a raggiungere New York per calmare le preoccupazioni della Nazioni Unite. Giunto nella grande mela Aladeen, con tanto di barba alla Bin Laden e occhiali da sole Versace che lo rendono inconfondibile, metterà a rischio la propria vita per impedire che la democrazia contagi il paese che opprime con amore.
Dopo Ali G, Borat e Brüno, Sasha Baron Cohen – sostenuto da una squadra di professionisti che lo segue da anni nelle sue imprese dissacratorie – porta sullo schermo un ulteriore scontro culturale, e lo fa attraverso una pellicola coinvolgente densa di satira sociopolitica. La commedia, che ha avuto tempi di lavorazione di lunghezza superiore a due anni, riesce a ridicolizzare non solo le dittature arabe, ma anche i luoghi comuni a riguardo. Larry Charles, il regista, afferma: «Il fatto che la Primavera Araba sia esplosa proprio mentre stavamo realizzando il film, ci ha davvero toccato da vicino. Ma volevamo concludere il progetto, seppur guardando i notiziari pensavamo quanto fosse inquietante». Ma i livelli di satira politica del film non risparmiamo neanche le democrazie occidentali, soprattutto quella americana, e i sistemi di controllo con i quali proteggono il potere, pur continuando a dichiararsi libere.
Gli interpreti dei personaggi che ruotano intorno al Generale Aladeen si dimostrano notevolmente disinvolti e pronti ad accogliere la sfida dell’improvvisazione. La partecipazione dell’indimenticabile interprete di Gandhi, Ben Kingsley, nei panni di un congiuratore che ha come morale la necessità di un cambiamento affinché tutto resti invariato, è certamente provocatoria.
Rubando la barba a Osama Bin Laden – proprio come Chaplin face con i baffi di Hitler – e ispirandosi alle memorie di Saddam Hussein, Baron Cohen ci sottopone ancora una volta alla sua comicità paradossale, incarnata da un personaggio cui tutto è permesso. Il linguaggio filmico risulta irresistibile perché non si allontana dal vero, ma dà voce al non-sense di una quotidianità che è esattamente il contrario di ciò che dovrebbe essere. Ed è così che registro comico e umoristico si fondono, attraverso dispositivi bassi e viscerali che muovono alla riflessione e che ci conducono dall’avvertimento al sentimento del contrario.
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