Interprete (Flauto) Gianni Trovalusci Live electronics G.Giuliano, S. Lanzalone, G. Nottoli, A. Terzaroli Regia del suono Lorenzo Amato Musiche di Silvia Lanzalone, Giuseppe Giuliano, Hubert Howe, Giorgio Nottoli Quando 18 Giugno Dove Roma, Università degli studi ‘Lettere e Filosofia’, Tor Vergata
Oggi il termine Tèchne, parola spesso distorta dagli sproloqui contemporanei, si ripropone forte in questa nostra, per l’appunto definita, civiltà della tecnica. Dal greco τέχνη, l’agire dell’uomo non sempre incontra con ciò che la tecnologia (nel senso a tutti comune) porta a compimento nell’arte musicale. Ma le opere presentate dal Master Sonic Arts all’Auditorium della Facoltà di lettere dell’università di Tor Vergata, mostrano un filo conduttore che riguarda non soltanto il tema dello strumento solista con elettronica, ma anche un tragitto sonoro che avanza senza mai delegittimare l’aspetto artigianale, compositivo, tecnico, rispetto ai risultati tecnologici presentati. Senza cadere nella trappola di un feticismo del mezzo elettronico, esasperato ed idolatrato da mode che, oramai, investono non solo la cultura pop, ma anche certe opere musicali così dette colte, i compositori regalano prima di tutto la loro alta esperienza musicale, coadiuvata dalla ricerca scientifica sullo strumento in questione: il flauto, strumento trasformato dall’ibridazione elettroacustica o, prendiamo il caso della prima opera della serata composta da Silvia Lanzalone, aumentato tramite sensori e tubo sonoro (il Reso-flute, strumento che utilizza microfoni progettati da Antonio Marra). Questo strumento si trasforma in un vero e proprio mondo sonoro, a cui l’ascoltatore accede, immergendosi in una costruzione di suoni-soffio, di respiri, in un movimento quasi costante del timbro, che viene esplorato in determinati registri d’altezze; «Stratificazioni e risposte immediate ai gesti strumentali», citando le parole del compositore Nottoli, suoni eolici, evocativi, che raggiungono intensità minime per l’orecchio umano.
Ciò che si viene a creare riguarda quasi un rovesciamento del quadro spaziale davanti a noi rappresentato. Gianni Trovalusci, interprete di tutte le opere della serata, si ritrova in contatto non più con il solo suono naturale del flauto, ma, grazie alle possibilità offerte dall’elaborazione del suono in tempo reale, anche con l’immenso mondo interno dello strumento. Il fruitore viene fagocitato nella formula della continuità o della forma da trasformare e, prendendo in prestito le parole del filosofo Gilles Deleuze, si attua quello che chiameremmo un processo minore, ovvero la capacità di portare alla luce del nostro ascolto processi impossibili da percepire con il nostro udito. Centri musicali, traiettorie, che l’ascoltatore potrà riconoscere nelle mille sfaccettature di questi percorsi sonori: reali atti di rivelazione.