Il matto, la morte e il diavolo: Alessandra Brustolon Zorzi

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Alessandra Brustolon Zorzi nata a Treviso, laureata in architettura, dipinge e costruisce corti animati, si esprime attraverso installazioni e opere digitali. I suoi corti, arazzi e oli su tela sono in esposizione a Roma, al Complesso del Vittoriano, Sala del Giubileo dal 14 marzo al 14 aprile 2013. L’artista mette in scena, nel suo linguaggio Pop – espressionista, il disagio dell’epoca che viviamo, senza scadere nella disperazione.

Titolo: Il matto, la morte e il diavolo

Artista: Alessandra Brustolon Zorzi

a cura di  Claudio Strinati

fino al 14 aprile 2013

@ Sala del Giubileo-Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in Carcere

 

In foto: Alessandra Zorzi, L’imperatore, 2012, olio su tela, cm 50×50. 

«Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario». È con le parole di George Orwell, tratte dal libro La fattoria degli animali, che si può tradurre ciò che Alessandra Zorzi esprime tramite le sue opere. L’artista mette in scena, attraverso arazzi, cortometraggi animati, oli su tela e acquerelli, il profondo disagio della nostra epoca che si ciba di paura, irrazionalità, follia, inquietudine, di sogni, fantasie e figure immaginifiche.

Ogni personaggio raffigurato dalla Zorzi sembra uscito da un fumetto, il che esorcizza la durezza dei significati delle sue opere. Gli arazzi, che ricordano tranche di pellicola, riportano immagini di mostri, ibridi e cloni, uomini e scimmie mischiati a tradizionali rappresentazioni di vergini e angeli; sembrano scene strappate alla logica umana: un’intersezione di sofferenze, abusi sessuali, conflitti e follie di figure sfilacciate, doloranti. I dipinti degli Arcani Maggiori raffigurano immagini archetipiche oscure, desolanti, magiche e perfettamente comprensibili; gli Arcani contengono tutta la vita e le illusioni di cui si nutre lo spirito dell’uomo.

Il Matto, olio su tela del 2012, rappresenta un uomo che corre, con la sommità della testa tagliata e da cui escono insetti di ogni tipo: scorpioni, scarafaggi e altri esseri immaginari fuggono fuori come se in qualche modo la follia potesse uscire dal corpo. La continua emissione di questi esseri caratterizza la figura del Matto come una condizione perenne: non si può fuggire dalla pazzia per quanto si possa correre veloce e lontano.

La Morte, olio su tela del 2012, è un dipinto dalla semplicità sconvolgente e rende perfettamente l’idea che vuole esprimere: una donna vestita di nero, dai lunghi capelli neri, il volto verde ed un’espressione atipica bacia un uomo che giace in un letto d’ospedale; l’uomo sembra ricambiare il bacio, come se fosse consapevole che opporsi alla Donna è inutile, tanto vale accoglierla.

Il Diavolo, olio su tela del 2012, raffigura diverse personalità diaboliche: un diavolo dal corpo umano vola verso il basso portando sulle spalle una donna nuda. È forse la rappresentazione dell’umanità verso la caduta nella perdizione totale? Poi il diavolo blu con la bocca a forma di trombetta è in compagnia del caprone diabolico e del diavolo vero e proprio, verde cornuto e con un altro volto inquietante al posto del deretano. Gli ultimi tre sembrano un’allegra combriccola riunita e pronta a dispensare malvagità.

I corti realizzati dalla Zorzi, passando dalla presentazione di soggetti del quotidiano come bambini e gatti che giocano assieme, a soggetti della tradizione, come Adamo e Eva, ricordano invece un mix tra gli studi di Da Vinci sull’uomo vitruviano e gli studi fisiognomici di Kris. La tensione che scaturisce da ogni immagine è quasi palpabile: ogni corpo mostra infatti una nudità pronta a rivelare la verità dei nostri organi interni. Alessandra Zorzi ci propone una pittura come cura dell’anima, in grado di salvare dalla ruota della vita che inesorabile schiaccia l’umanità sotto di essa senza possibilità d’arresto.

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Autore

Cristiana De Santis

«Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciare dall’inizio. Mi sono convinto che bisogna sempre contare solo su se stessi e sulle proprie forze; non attendersi niente da nessuno e quindi non procurarsi delusioni. Che occorre proporsi di fare solo ciò che si sa e si può fare e andare avanti per la propria via. La mia posizione morale è ottima: chi mi crede un satanasso, chi mi crede quasi un santo. Io non voglio fare né il martire né l’eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde, e che non le baratta per niente al mondo». Antonio Gramsci, Lettere dal carcere.

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