TUTTO IL MONDO è PALESE
Etichetta e data di pubblicazione: Gaiden Records, 2012
Gruppo: Il Nido
Line up:
Montone, il gatto-alce: voce, basso e quant’altro
Il Furfante, detto Lo Spurgo: chitarra e chitarrino a corde
Sor Maestro, l’uomo-cane: sax, tromba, piano, synth, voce
Lo Spaventafabio: batteria e percussioni sconosciute all’uomo
Genere: progressive/funk/jazz/non-sense
info:
Ascolta il primo singolo Crimini
Un nome da duo indie-pop cinico e cattivone e/o da gruppo hardcore screamo animalista; ottima disposizione al lavoro di squadra nelle sue curvature goliardiche e demenziali; ricordi d’infanzia richiamati, tra l’altro, da informazioni biografiche (autorizzate) – che cito interamente: “Un giorno di pioggia Montone e Sor Maestro incontrarono il Furfante per caso. Insieme vagarono alla ricerca dello Spaventafabio, leggendario uomo di paglia.”; volersi bene; aver letto almeno una volta “Ars Pun-ica, sive flos linguarum” di T. Sheridan; sì perditempo.
Ecco una lista dei requisiti per tirar su una band come Il Nido, eccentrico quartetto di musicanti italici i quali si rendono conto anzitutto di essere uomini, con dei sentimenti e dei valori alle spalle. Il titolo del loro ep Tutto il mondo è palese (Gaiden Records, 2012)può sembrare un modo originale e brillante di fare critica sociale, ma è solo prova della progressiva disfatta della semantica di una lingua che si è prestata fin dalle sue origini a cantare, decantare e canzonare.
Ognuno dei cinque pezzi del disco è un caleidoscopio di generi e influenze, connessi sempre in modo incredibilmente fluido: dal basso slap del funky a riff new metal, progressioni di chitarre folk e motivi jazz. La vicinanza delle taglienti distorsioni chitarristiche a timbri più dolci come quelli dei fiati, ma soprattutto le aliene tecniche vocali utilizzate rimandano allo stile di alcuni tra i varii ed eterogenei progetti del professor Mike Patton, soprattutto quello del primo periodo, tra la fine degli anni 80 e la fine degli anni 90. Non mancano anche le scelte non-sense demenziali, in perfetto stile Elio e le storie tese, paragone che in fondo dà notizia anche delle loro doti di strumentisti.
Non mi sento di consigliare l’ascolto di questo ep come spunto per riflessioni o meditazioni, ma di certo posso raccomandarlo qualora si voglia essere bombardati da stimoli percettivi, e sentirsi un po’ come i suricati allarmati dalla presenza di un qualche rapace nei pressi della tana. Da non sottovalutare l’uso della parola “invereconda” nella traccia intitolata Le cose chiare.
Uno spasso.