Salmon fishing in the Yemen, Regno Unito 2011,
Durata 112′,
Regia Lasse Hallström,
Sceneggiatura Simon Beaufoy,
Soggetto Paul Torday,
Montaggio Lisa Gunning,
Fotografia Terry Stacey,
Musiche Dario Marianelli,
Produttore Paul Webster,
Interpreti Ewan McGregor (Dr. Alfred Jones), Emily Blunt (Harriet), Amr Waked (Lo Sceicco), Kristin Scott Thomas (Patricia Maxwell), Tom Mison (Robert).
Quando Paul Webster lesse il best seller di Paul Torday, Pesca al salmone nello Yemen, ne rimase immediatamente affascinato; «Leggendo il libro ho subito capito che poteva diventare un film, mi piacevano la miscela di storia romantica, storia quasi fantasy e satira politica pungente, e la scrittura coraggiosa dell’autore». Ma dato che il pescatore in questione è un uomo che crede nell’impossibile, il produttore doveva procurarsi un regista con la giusta sensibilità, e dotato di un approccio sereno e tranquillo sul set: nessuno meglio dello svedese Lasse Hallström, che in passato ci ha regalato numerose storie sognanti e irresistibili – nelle quali uno sfondo confusionario e improbabile riesce misteriosamente a delinearsi come ordinato e plausibile – come Buon compleanno Mr. Grape, Le regole della casa del sidro e Chocolat.
Il pescatore di sogni vede una stacanovista Patricia Maxwell, addetta alle pubbliche relazioni del Primo Ministro britannico, intenta a cercare possibili good news che mettano in risalto i buoni rapporti tra Regno Unito e Medio Oriente, lasciando in secondo piano l’ennesimo errore del governo nell’ambito della guerra in Afghanistan. Quanto di meglio riesce a trovare è un arabo facoltoso, disposto ad investire ingenti quantità di denaro in un’assurda iniziativa, poiché affascinato dalla migrazione annuale del salmone dall’oceano verso il torrente.
Il film racconta dunque l’incontro tra un ricco sceicco che vuole compiere un miracolo – portare la pesca al salmone nello Yemen – e un ittiologo pragmatico e vessato da un matrimonio infelice, che non vuole, non sa e non può aiutarlo. Il linguaggio dello sceicco yemenita è pregnante di misticismo, ma anche e soprattutto di profonda fiducia nelle capacità dell’uomo: se gradualmente riesce a persuadere il cinico Dr. Jones, è grazie ad una radicata fede, non di stampo religioso, ma rivolta piuttosto alla forza di volontà. La sua spiritualità, che si autodefinisce come celebrazione di Dio, è in realtà un semplice volere è potere, o almeno un non volere significa non poter riuscire. Ed è per questo che riesce a conquistare un colto scozzese che non conosce nessuno che vada ancora in chiesa – «la domenica andiamo al supermercato» – e a fare breccia nel suo animo più che scettico rispetto all’impresa. Dal momento in cui il Dr. Jones accetta di occuparsi del progetto, la sua vita sarà rivoluzionata non solo dalla forma mentis dello sceicco, ma anche dalla bella, seducente e determinata Harriet, che lo affiancherà in ogni momento, condividendo con lui esitazioni e gioie.
Sullo sfondo, la satira politica presente nel romanzo è stata ridimensionata e slegata da contesti reali e attuali; la vera vittima di satira è in questo caso l’ossessione della società per i mezzi di comunicazione – incarnata da Patricia Maxwell che ci offre divertenti momenti tra sms, chiamate, tweet, telefoni con e senza fili, e-mail e chat – nonché il grottesco comportamento dell’entourage del Primo Ministro. Il tutto, condito dal meraviglioso humour inglese, pungente e brillante, acuto e irresistibile, che pervade e contagia ogni sequenza, rendendo la favola travolgente.
Di comprovata bravura, tutti gli attori: spiccano Ewan McGregor nei panni del Dr. Jones con tanto di aria snob, e l’incantevole interpretazione di Kristin Scott Thomas che dà vita all’aggressiva Patricia Maxwell, instancabile donna in carriera, superficiale e ipocrita, capace di unire un eloquio professionale al linguaggio viscerale e grottesco.