MARTIN GRUBINGER PERCUSSIONI SHOW
Solista: Martin Grubinger
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Philippe Jordan
Quando: Lunedì 30 gennaio 2012 – Ore 21.00
Dove: Auditorium Parco della Musica, sala Santa Cecilia
Info:
I suoi vestiti neri contrastano la chiarezza della sua pelle giovanissima. La potenza delle braccia e delle mani sorprendono di fronte alla sua parvenza angelica da biondo austriaco. Il suo sorriso si trasmuta in un ghigno e poi ancora in un sorriso. Tutto sembra essere ambivalente e totalmente complementare nell’esibizione di Cojurer di Martin Grubinger all’Auditorium Parco della Musica.
L’ opera è stata composta pochi anni fa da Corigliano, nonostante la sua titubanza riguardo le possibilità melodiche delle percussioni e sulla capacità di un solista di eseguire tutta l’opera in prima persona utilizzando strumenti differenti. L’autore ha scelto di suddividere così la composizione in tre movimenti accompagnandoli dall’orchestra, in questo caso quella di Santa Cecilia, guidata dal giovane direttore musicale dell’Opéra National de Paris Philippe Jordan. L’orchestra sviluppa ed amplifica in ogni sezione le melodie evocate dalle percussioni durante gli incipit sciamanici del solista. Un perfetto connubio di percussioni ed altri strumenti, in particolare degli archi, che gli applausi continui sembravano voler proseguire al temine del concerto.
Grubinger, che a 10 anni ottiene il posto come miglior suonatore di marimba del mondo, oggi, quando gli domandano se suonare le percussioni è per lui fare musica o sport, autoironico, risponde sport. Percuotere, colpire, agitare, frizionare o sfregare le mani, le bacchette, le spazzole o i battenti sono l’esercizio quotidiano necessario a produrre la dose di endorfine che mantiene vivo ogni atleta agonistico. È con questa semplicità che Martin si rivolge direttamente al pubblico prima di interpretare, richiesto a gran voce, un pezzo solo nel quale si diverte sfoderando le sua capacità di abile multipercussionista.
Martin, con la sua personalità vitale, ci spinge a riflettere sulla capacità di ascolto dell’uomo. La necessità di aggiungere anche un sesto senso, un senso che fin dalle epoche più antiche è stato presente in ogni civiltà ma che è andato scemando nella quotidianità dell’uomo moderno: il senso del ritmo. Ad ogni percossa dei suoi strumenti, Martin sembra evocare, attraverso il loro utilizzo, gli elementi naturali stessi. Legno, metalli e pelle, ciascuno utilizzato in uno specifico movimento, ricordano modestamente come il ritmo sia presente in ogni materiale, in ogni cosa. Così in ogni momento di vita quotidiana: quando tintinniamo il cucchiaino sulla tazza del caffè la mattina mentre di fretta lo mescoliamo, quando, dedite al proprio lavoro, si aprono diligenti le porte dell’autobus a ogni fermata, quando sfogliamo a ritmo di marcia le pagine di un libro per preparare un esame, quando baciamo in un jazz il nostro amore.
La vita intera è scandita dal ritmo ed ogni momento influenza la battuta successiva. Il ritmo costituisce la colonna sonora della nostra esistenza, costruita sulla base regolare del battito del nostro cuore, al quale aggiungiamo le melodie generate da ogni nostra esperienza sensoriale ed emotiva.
La semplicità di questo pensiero rende l’ascolto di questo artista intimo ed introspettivo, lasciandoci pieni di voglia di affrontare il mondo per scovarne anche il più piccolo rumore naturale che il nostro sesto senso può carpire.