Thomas Vinterberg dirige un film che mostra come il pensiero, l’odio e il disprezzo possano diventare un virus e quanto labili possano essere i confini e i meccanismi della percezione umana. Il sospetto permette di approfondire il lato meno esplorato della questione degli abusi infantili.
Il sospetto, di T. Vinterberg, Danimarca 2012, 115’
Uscita prevista nelle sale: 22 novembre 2012
Sceneggiatura: Thomas Vinterberg e Tobias Lindholm
Produttori: Morten Kaufmann e Sisse Garum per Zentropa Entertainments
Distribuzione (Italia): BIM
Direttore della fotografia: Jørgensen
Montaggio: Charlotte Bruus Christensen
Suono: Anne Østerud e Janus Billeskow
Musica: Jansen
Scenografia: Kristian Selin Eidnes Andersen
Costumi: Nikolaj Egelund
Cast: Mads Mikkelsen (Lucas); Thomas Bo Larsen (Theo); Annika Wedderkopp (Klara); Lasse Fogelstrøm (Marcus); Susse Wold (Grethe); Anne Louise Hassing (Agnes).
Come può la bugia di una bambina rovinare l’esistenza di un uomo? Thomas Vinterberg risponde a questa domanda col suo ultimo film, Il sospetto, che rappresenta il modo in cui una calunnia possa alimentarsi di dubbi e maldicenze al punto da diventare verità.
Lucas è un maestro costretto a ripartire da zero dopo aver perso il lavoro e la moglie. Quando trova un nuovo impiego e una nuova compagna – l’uomo, nel frattempo, sta recuperando anche il rapporto col figlio adolescente Marcus – le parole della piccola Klara innescano un temibile meccanismo che sconvolge la sua vita. Klara è la figlia del suo migliore amico e una sua allieva, dunque una bambina a lui molto vicina: questo amplia in modo esponenziale la gravità delle accuse di molestie che Klara gli rivolge. Si scatena così un’ondata di isteria collettiva nella piccola – e fino a quel momento ridente – comunità in cui Lucas vive. Il film disegna una parabola: si passa in maniera quasi repentina da una dimensione amicale, e in alcuni punti goliardica, a una in cui si raggiungono apici di disprezzo, odio e maltrattamento fisico che hanno come risultato l’immediata emarginazione e una profonda solitudine, poiché Lucas è chiamato a combattere da solo – se si esclude un amico e il devoto figlio Marcus – la battaglia in difesa della propria innocenza.
Nel film vengono analizzati anche aspetti come il concetto di identità e quello della natura virale del pensiero. A Lucas viene infatti attribuito un marchio d’infamia, un’identità che non gli appartiene, solo perché una bambina ha inventato una storia su di lui. Il padre della bambina, convinto di conoscerla fino in fondo, crede a sua figlia, così come tende a fare ogni genitore. Inoltre è opinione comune – incarnata in questo film da Grethe, ma trasversalmente anche dagli altri genitori – che i bambini non mentano mai. In questo film si afferma il contrario: i bambini, che non hanno ancora la capacità di distinguere la realtà dalla fantasia, a volte raccontano bugie per compiacere gli adulti. Klara si piega al volere degli adulti, dice ciò che essi si aspettano di sentirle dire. Sono diversi i momenti in cui tenta di convincere i genitori della falsità delle sue parole, ma il meccanismo di sospetto e odio è ormai innescato e non si può tornare indietro. I personaggi, in alcuni frangenti, sembrano quasi crogiolarsi nella convinzione della colpevolezza di Lucas, come se fosse una realtà più accettabile e comoda rispetto all’interrogarsi sui propri figli e sui loro comportamenti.
Il sospetto affronta la storia di un uomo innocente rimanendo incentrato sul suo personaggio che non vuole in alcun modo essere mitizzato. Il film vuole parlare al cuore e ai sentimenti dello spettatore, e lo scopo è stato raggiunto perché la pellicola, costruita su diverse soggettive e intensi primi piani, permette allo spettatore di immedesimarsi ed empatizzare col personaggio, provando tutto il suo dolore e la sua frustrazione, vivendo, attraverso le proprie emozioni, la sua vicenda drammatica.
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