Il superstite

0

Il 21 febbraio è stato proiettato in anteprima al cinema Anica di Roma il primo lungometraggio del regista inglese Paul Wright, Il superstite. La crudeltà del mare fra realtà e superstizione in un film che lascia affascinati e perplessi allo stesso tempo.

 Il superstite, di Paul Wright, Gran Bretagna 2013, 93’

Uscita nelle sale cinematografiche il 6 marzo 2014

Sceneggiatura: Paul Wright

Fotografia: Benjamin Kracun

Montaggio: Michael Aaglund

Scenografia: Simon Rogers

Colonna sonora originale: Erik Enocksson

Produzione: Warp Films

Distribuzione: Nomad Film

 

In un piccolo villaggio della Scozia si è consumata una tragedia: cinque persone hanno perso la vita in un incidente in mare. Solo un ragazzo, Aaron, è sopravvissuto a questo drammatico avvenimento, mentre suo fratello è fra le cinque vittime. Quando il film inizia, tutto ciò è già accaduto e non si può sapere come siano andati realmente i fatti, anche se l’atteggiamento della comunità insinua il dubbio nei confronti del giovane protagonista. Aaron è più o meno velatamente accusato di essere il responsabile dell’incidente e viene emarginato dalla sua gente, nonostante ciò egli sembra essere indifferente a tutto ciò che gli accade intorno. Nella sua mente c’è spazio solo per un pensiero, che si trasforma sempre più in un’ossessione, ovvero quella che suo fratello è ancora vivo e che deve fare di tutto per trovarlo e salvarlo. Il dramma di Aaron, il suo tormento interiore per la perdita del fratello, si fonde alle credenze locali sul mare e alle favole che gli venivano raccontate da piccolo sulle creature mostruose che lo popolano.

Paul Wright punta tutto sulla creazione di un’atmosfera inquietante, che confonde le idee e non traccia un confine netto fra realtà ed immaginazione. I continui flashback, sottoforma di filmini amatoriali che riguardano la vita dei due fratelli prima dell’incidente, frammentano eccessivamente la narrazione e spezzano continuamente la storia in blocchi che risultano quasi scollegati l’uno dall’altro. Al senso di confusione generale contribuisce anche la quasi totale assenza di approfondimento psicologico dei personaggi, che rende poco chiari i loro comportamenti e le relazioni che li legano, mentre il dramma del protagonista prende completamente il sopravvento su tutto e tutti.

Il Superstite è un film che si compone di molti elementi interessanti, come un audio e una fotografia ricercati e la recitazione intensa degli attori, soprattutto George Mackay nei panni di Aaron. Manca però qualcosa che leghi tutto insieme, un filo conduttore, una rete di indizi che aiuti a capire le interazioni dei personaggi fra loro e con l’ambiente che li circonda. In compenso il finale è sorprendente, anche se è proprio la sua efficacia a mettere in evidenza la debolezza del resto del film. Anche negli ultimi minuti resta il dubbio: ci troviamo in una favola, in un mondo in cui le superstizioni diventano realtà, oppure in una dimensione simbolica? In questo caso non importa, perché la poesia dell’immagine prende il sopravvento sul significato, come forse il regista avrebbe voluto che avvenisse nel resto del film.

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Marta Palamidessi

Laureata in Letteratura Musica e Spettacolo. Studentessa di Editoria e Scrittura.

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi