DOVE SEI
di Giancarlo Moretti
regia Giancarlo Moretti
con Maria Bighinati, Marcello Mancusi, Piero Nicosia, Chiara Ricci
scene Valeria Mangiò
luci e fonica Jacopo Jarach
foto Francesco Martino
dal 22 al 27 Maggio 2012
Teatro Agorà – Roma
All’interno di una stanza desolata, si incrociano le vite di quattro personaggi diversissimi: un vecchio ormai solo, invalido, paralizzato tra un futuro privo di prospettive e un passato che a stento ricorda; un assistente sociale crudele e frustrato, che fa compagnia al protagonista nella speranza di ottenere un tornaconto vantaggioso; una prostituta assetata di denaro; e infine un’immagine poetica, la sagoma di un ricordo: la moglie del vecchio, ancora giovane, avvolta in un’atmosfera alienante perché impalpabile e irreale.
I quattro personaggi non hanno nome, e la stanza che fa da cornice è scarna: pochi mobili coperti da teli bianchi. L’insieme degli elementi scenici si rivela come quintessenza dell’anonimato che, nella sua universalità, si erge a simbolo dell’esistenza umana. Le dinamiche che si creano tra i personaggi oscillano tra cinismo, pietà e violenza; si instaurano dei rapporti di potere ai quali è impossibile sottrarsi. Ognuno di loro tenta disperatamente di soddisfare una necessità archetipica: potere, denaro, amore, morte.
L’ambiente è reso ancor più spettrale dalle luci fredde e da una colonna sonora minimal. C’è una corrispondenza inquietante tra i due personaggi maschili: il vecchio immobilizzato ammonisce il giovane che sembra zoppicare, dicendo «non sperarci, un giorno sarai come me». Ed è la realtà umana, nella sua atrocità, ad essere messa sotto accusa da ogni battuta del testo.
Sia il regista che gli attori si sono formati con insegnanti del metodo Stanislavskij; non a caso la recitazione è realistica, asciutta, naturale. Il progetto del regista Giancarlo Moretti è quello di emozionare visceralmente il pubblico. Non è interessato, infatti, a raccontare una storia di personaggi, ma vuole mettere in scena stati d’animo, condizioni esistenziali quotidiane. È assente ogni finalità didattica, a favore di un teatro dell’esperienza nel quale ognuno possa ritrovarsi e riconoscersi.
Come si alternano spazi vuoti e pieni, luce e buio, parola e silenzio, così le scene più crude sono interrotte da momenti onirici. Notevole l’interpretazione di Chiara Ricci nelle vesti della giovane moglie del protagonista, eterea e inconsistente come la memoria che tende a svanire. Buono anche il lavoro fatto da Piero Nicosia nell’immobilità del vecchio, il cui dolore si scioglie nell’assenza del ricordo e della speranza.
Lo spettacolo, che ha già ottenuto successo nella stagione passata, è presentato dall’Associazione culturale Extravagarte.