IL TEMPO È UN CORRIDORE MALINCONICO

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Cosa, meglio di una sedia vuota, può rimarcare l’assenza di qualcuno? Un’assenza pesante, un’assenza lunga vent’anni: l’assenza del tuo uomo, partito per la guerra e, si sa per certo, ancora vivo alla fine del conflitto ma, a differenza di molti suoi compagni, non ancora tornato in patria.

E allora a Penelope, per ingannare quel tempo da cui si sente a sua volta ingannata (sei bella come allora, Penelope…), non resta che tessere – e, nella notte, disfare – un mantello raffigurante quelle che crede possano essere le avventure del suo uomo. Perché se ancora non è tornato, un motivo ci deve essere.

Questa è la premessa de L’odissea di Penelope, pregevole testo di Alessandra Scrocca che, per le ripetizioni e i rimandi interni, ricorda molto lo stile orale dei poemi omerici da cui prende spunto, salvo avvalersi di una lingua semplice, fresca e romanamente resa dalla luminosissima Tiziana Scrocca che, in una messa in scena priva di fronzoli ma efficacissima, come un polo magnetico attira infallibilmente a sé gli occhi e le orecchie dello spettatore.

«Il tempo è un corridore malinconico», afferma Penelope: nella prima metà della vita, corre, fugge via e noi gli arranchiamo dietro; ma a un certo punto, rendendosi conto di averci seminati, si ferma, e torna indietro: è il giro di boa della vita, quando il tempo ripercorre i suoi passi, perché i ricordi diventano importanti quasi quanto il presente. In questa fase si trova Penelope, ormai non più giovane, in attesa del suo Ulisse. Spesso i ricordi tornano sotto la veste della musica delle nozze (suonata dal vivo in più varianti timbriche dall’ottimo Roberto Mazzoli), ma nulla può cambiare il fatto che quella sedia rimane vuota. Finché…

Finché Ulisse finalmente non torna. Provato dalla guerra e dalle sue esperienze, non è quell’Ulisse che Penelope ha aspettato per vent’anni. Ma lei non s’arrende e cerca di riacciufarne lo spirito dai cupi inferi del ricordo, raccontando a lui – che invece di parlare non vuole saperne – le storie che aveva tessuto per due decenni sul mantello: le sirene, i mostri sulle rive contrapposte, il gigante dall’unico occhio solo, una bella (troppo bella…) strega che trasformava gli uomini in maiali… finché il passato immaginato e raccontato non collassa nel presente e il personaggio cede il posto all’attrice. Scattano gli applausi: stasera il tempo ha corso anche per noi.

L’ODISSEA DI PENELOPE

di Alessandra Scrocca

supervisione registica Chiara Casarico

con Tiziana Scrocca

musiche dal vivo Roberto Mazzoli

scenografia Franca D’Angelo

 

dall’1 al 12 febbraio 2012, ore 21.00 (domenica ore 18.00)

Teatro Studio Keiros – Roma

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