Al principio era l’emozione… ho voluto una prosa che nasce come la musica, senza mediazioni. Così Louis-Ferdinand Céline in un’intervista dell’epoca. Bisogna partire da qui, dalla scrittura ritmica e visionaria dell’autore più doloroso del Novecento, per apprezzare la lettura scenica in forma di concerto de Il viaggio al termine della notte, portata in teatro da Elio Germano e Teho Teardo.
La fisicità della prosa di Céline, col suo ritmo sincopato e avvolgente che rimbalza continuamente tra letteratura e parlato, è stata tradotta in musica, o meglio, in suono. Tre gli strumenti in scena: la chitarra baritona di Teho Teardo; un violoncello, suonato da Martina Bertoni; e la voce di Elio Germano, elaborata elettronicamente in tempo reale fino a diventare essa stessa suono.
La scenografia è scarna, quasi nulla. Già la scelta delle posizioni evidenzia il taglio dello spettacolo: al centro c’è la musica, che, con tutta la sua forza evocativa, fa sì che per noi divampino tutte le immagini deliranti di uno dei romanzi più celebrati del secolo scorso. Elio Germano, attore tra i più generosi dell’attuale panorama italiano, è, invece, relegato sulla sinistra, dietro una scrivania. La sua lettura tralascia la parte narrativa, che lo spettatore può scegliere di ricostruire, e mette in evidenza le considerazioni, sempre attuali, sulla guerra, sull’uomo, sulla vita e sulla morte. Céline, che era medico, ci ha parlato della grande malattia dell’umanità: la miseria morale, prima che materiale, la perdita di valori, il fallimento dei nostri padri nell’essere punti di riferimento e la folle ricerca del godere, sempre godere. Siamo noi i cocchi di re miseria, che per un niente ci strozza. E non siamo nemmeno capaci di pensare alla morte che siamo.
Il cinismo, il pessimismo inconsolabile e lo slancio d’amore disperato con cui l’autore del Viaggio parla della vita ci assale e, quando la parola si fonde con la musica, diventa rumore assordante perché racconto dell’orrido vero, del marcio.
Il risultato regalato allo spettatore è quello di un viaggio sonoro, che possiamo fare a occhi chiusi, nella partitura incandescente della lingua di Céline, un ritorno riuscito alla radice musicale del Viaggio.
Viaggiare è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Possono farlo tutti, basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita.
VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE
Lettura scenica in forma di concerto
da Louis-Ferdinand Céline
di e con Elio Germano, Teho Teardo
musica Teho Teardo; al violoncello Martina Bertoni
Fondazione Tpe in collaborazione con Musica90
copyright Editions Gallimard – Paris
dal 21 al 26 febbraio 2012
Teatro Palladium – Roma