Il mondo può essere raccontato in molti modi: si può parlarne, scriverne, ma non sempre questo è sufficiente a rappresentare quel che vi accade. Troppo spesso gli esseri umani trovano dei limiti invalicabili nelle loro stesse azioni. É in casi come questi che le immagini subentrano alle parole. Quando quei limiti sono stati varcati e solo il silenzio renderebbe più vicina la comprensione, in questo tacere, è l’immagine ad assumersi il compito di raccontare.
Da cinquantacinque anni la World Press Photo Foundation di Amsterdam raccoglie, seleziona e premia, quelli che una giuria di esperti in fotogiornalismo reputa essere gli scatti più rappresentativi degli eventi dell’anno. Quarantacinque diversi paesi ospiteranno poi le fotografie vincitrici. In Italia l’esposizione World Press Photo 2012 ha luogo a Roma, al Museo in Trastevere.
I confini più marcati nei confronti delle parole sono quelli tracciati dalla violenza: che sia degli uomini o della natura, la violenza strappa via il linguaggio verbale e lascia agli occhi il peso di voler capire.
Forse non potrà però capire la bambina urlante dopo un attentato a Kabul che l’ha circondata di cadaveri (Massoud Hossaini), né potranno farlo i due giovani giapponesi, ritratti nella notte da Yasuyoshi Chiba, mentre cercano di farsi e fare coraggio – «gambaro!» – dopo il terremoto del marzo 2011.
Ma la violenza può essere anche una scelta precisa, da inserire in un contesto specifico. Così probabilmente è accaduto per la donna che, raccogliendo pietre, aiuta i dimostranti in piazza Tahrir, fotografata da Eduardo Castaldo, e così sicuramente è per lo scempio compiuto dai narcotrafficanti messicani sui cadaveri delle loro vittime (Pedro Pardo).
É difficile trovare requie dopo tanta ferocia, recuperare la vicinanza con l’Altro, tornare al contatto umano.
Forse per questo l’immagine di Samuel Aranda, vincitrice del concorso, sembra essere l’epilogo desiderato dopo ogni dolore. Le tracce degli scontri certo non scompaiono, ma nell’abbraccio di una madre a suo figlio ferito si vorrebbero sanati tutti i mali. Non solo quelli della guerra o dei disastri naturali, ma anche quelli auto-inflitti, come per la prostituta tossicodipendente ritratta da Brent Stirton, o per l’uomo che protesta arrampicato su un palo dell’alta tensione nel Sichuan (Shao Feng Xu).
In quell’immagine si cerca di ricomporre i drammi provenienti da tutti i luoghi, di ricomprendere in un unico istante un onnipresente bisogno di protezione; in quell’immagine si cerca di rendere alle parole il proprio valore, restituendo loro la possibilità di narrare, perché i confini sembrano esservi stati abbattuti.
WORLD PRESS PHOTO 2012
Museo di Roma in Trastevere, piazza Sant’Egidio 1b, Roma
28 aprile 2012 – 20 maggio 2012
Immagine Eduardo Castaldo Cairo, Egitto, 02 Febbraio 2011
Galleria online di tutti i vincitori http://www.worldpressphoto.org/content/list-winners-2012-photo-contest