Il Grande Fratello stende la sua longa manus nella Sala Grande del Teatro dell’Orologio di Roma. Sotto il suo spietato e infallibile occhio, sette personaggi vivono un’esistenza inquieta, in un imprecisato, ma forse non troppo lontano, tempo futuro.
La paura domina sovrana. Chi non segue la regola, chi non si omologa, chi mostra il seppur lieve segno di eccentricità, viene senza esitazione vaporizzato dal sistema, trasferito nella “Città Fantasma”, dove la gente scompare per sempre, senza lasciare traccia. Ma neppure essere omologati, o addirittura fanatici sostenitori della regola, garantisce la salvezza. In un tempo in cui scrivere su un diario è reato, comprare un libro è reato, fare l’amore è reato, chiunque può essere una spia: il vicino di casa, un funzionario statale, una prostituta o addirittura la propria figlia di otto anni, opportunamente indottrinata grazie a corsi scolastici “per giovani osservatori”. Una molteplicità disorientante diventa strumento di controllo sull’individuo: perfino la lingua, che si è evoluta lentamente durante secoli di storia, è radicalmente riformata in una liberlingua, comprendente infinite parole (perché un bosco al mattino non può avere lo stesso nome di un bosco alla sera e una mattina d’estate alle otto
non è la stessa cosa di una mattina d’estate alle nove). I migliori fra coloro che non si piegano al sistema, i dissidenti più intelligenti e coraggiosi, devono essere regolati e portati a sostenere ad ogni costo il Grande Fratello. Grazie alla tortura, qualsiasi essere umano può essere piegato, convinto a rinnegare se stesso e chi ama.
Infinito Futuro, liberamente ispirato al romanzo “1984” di George Orwell, racconta di una dittatura subdola, ma feroce, camuffata da illimitata libertà individuale.
Scenografia e costumi sono di un’eleganza sopraffina ed essenziale. Attori di grande presenza scenica danno vita a momenti coinvolgenti, che catturano lo spettatore e lo convincono di una realtà inquietante, concretamente possibile a venire. La recitazione è mantenuta leggermente sopra le righe, creando un’atmosfera onirica e febbrile. Ci si affeziona davvero ad alcuni personaggi e si ride o si soffre per le loro idiosincrasie, i loro timori e la loro ingenuità.
Il testo, però, dopo un inizio particolarmente intrigante per l’uso di una lingua fantastica ed evocativa, soffre nella seconda metà di una verbosità a tratti didascalica e inutilmente esplicativa.
Sul finale, dopo una scena esilarante e virtuosistica di nutrizione forzata, quasi un exploit di commedia dell’arte, una scena di tortura lunghissima e ripetitiva mette a dura prova la pazienza, più che la resistenza emotiva, dello spettatore.
Nonostante ciò, Infinito Futuro è uno spettacolo sincero e originale, di qualità ottima, che vale la pena vedere per molte singole scene di notevole bellezza, che restano indelebili nella memoria.
INFINITO FUTURO
produzione CUBATEA
regia e drammaturgia Antonio Sanna
con Laura Amadei, Ezio Conenna, Gianfranco Miranda, Giulio Pierotti, Antonio Sanna, Francesco Sechi, Stefano Thermes
Dal 22 novembre al 18 dicembre 2011, Teatro dell’Orologio, Sala Grande