Riccardo Pozzo laureatosi in filosofia all’Università Statale di Milano nel 1983, è stato allievo di Mario Dal Pra, Wilhelm Risse e Norbert Hinske. Nel 2009 succede a Tullio Gregory alla direzione dell’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee – CNR a Roma.
Ha lavorato in prospettiva interculturale per la FISP e in prospettiva interdisciplinare per l’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee occupandosi del ruolo svolto dalla storia della terminologia di cultura per la formazione dell’identità intellettuale europea. Specifica caratteristica dell’ILIESI è il ricorso a metodologie informatiche per la documentazione e il trattamento dei dati linguistici e testuali in francese, greco antico, inglese, italiano, latino, spagnolo e tedesco per produrre studi e testi critici, banche dati terminologiche, spogli lessicali, concordanze e lessici d’autore o di un’epoca.
Segue l’intervista sui progetti e sulle infrastrutture internazionali di digitalizzazione e il ruolo giocato dall’Italia in esse.
Ludovica Marinucci / Nell’organizzare il convegno Cultural Heritages and Societal Challenges. SSH Data and Digital Libraries quali prospettive e obiettivi a breve e lungo termine si è posto il CNR?
Riccardo Pozzo / A breve termine completare la partecipazione italiana agli ERIC nel settore SSH; a lungo termine fare della penisola un’unica biblioteca digitale georeferenziata e fruibile attraverso Near Field Communication.
LM / Quali sono le Infrastrutture di Ricerca Digitale ad oggi? E che ruolo ha avuto e vuole avere l’Italia in questo contesto?
RP / Le infrastrutture di ricerca delle scienze umane e sociali sono i cinque ERIC che attualmente sono raccolti nella piattaforma DASISH: CESSDA, ESS, SHARE, CLARIN, DARIAH. Un quinto ERIC sta per nascere a guida italiana: IPERION, che riguarda gli artefatti.
LM / Quali sono le risorse umane, economiche, sociali e culturali che servono per attuare il passaggio alle nuove forme di comunicazione multimediale?
RP / Sono in ballo centinaia di migliaia di posti di lavoro. Se durante la depressione degli anni trenta ai giovani si chiese di costruire con pala e piccone le autostrade, le infrastrutture del ventesimo secolo, durante la depressione degli anni dieci si chiede loro di costruire i cataloghi dei testi e degli artefatti, le infrastrutture del ventunesimo secolo.
LM / I progetti e le strutture di digitalizzazione guardano al passato o al futuro? Si può parlare di un cambio di prospettiva?
RP / La digitalizzazione di Gallica e Google Scholar, per fare due esempi noti, guarda certamente al passato, perché si preoccupa solo di conservare e rendere accessibile su formato digitale il corpo mistico del libro cartaceo, a sua volta il vero corpo meccanico. Le biblioteche digitali e le infrastrutture di ricerca nelle scienze umane e sociali oggi offrono molto di più che la semplice conservazione e fruizione di ciò che un tempo era sulla carta. Offrono contenuti connessi: dizionari, enciclopedie, riviste collegati alla pagina che si legge e a loro volta posti in un contesto georeferenziato.