Intervista a Joe Abercrombie

0

Joe Abercrombie nasce a Lancaster nel 1974. È il 2002 quando, allora studente di Psicologia all’Università di Manchester, pensa di scrivere una trilogia fantasy e inizia la stesura del primo episodio. Trasferitosi a Londra, lavora come montatore freelance e produttore di format televisivi di vario tipo e termina di scrivere quello che diventerà The Blade Itself, in uscita a  marzo 2013 per Gargoyle con il titolo Il richiamo delle spade.

Dopo aver incassato lo scetticismo di alcuni degli agenti letterari più  influenti del Regno Unito, Gollancz (storica etichetta britannica famosa per essere, tra gli altri, l’editore di George Orwell) ne acquista  i diritti, vincolando Abercrombie a pubblicare l’intera serie. Seguono They Are Hanged e Last Argument of Kings (2008).

La trilogia The First Law si rivela un enorme successo tra i lettori anglosassoni. The Blade Itself, in particolare, è un vero e proprio boomerang editoriale: Abercrombie viene riconosciuto come miglior nuovo scrittore fantasy ed è finalista al prestigioso John Campbell Award, moltissimi Paesi inoltre acquistano i diritti del volume. È di questi giorni l’uscita del suo nuovissimo romanzo Red Country in Inghilterra, che uscirà il prossimo mese negli Stati Uniti.

Di seguito proponiamo l’intervista per Pensieri di Cartapesta sul suo romanzo The Heroes.

1.Reading the novel,  we notice immediately that The Heroes are actually a group of huge megaliths over a hill from which it takes name. Do you think that, despite this, there is any heroism in the characters? What is it?

It was always my intention to investigate the nature of heroism in this book.  In fantasy we’re used to seeing some very perfect heroes, heroic in motive, action and outcome and in every situation, and some utterly black-hearted villains whose evil is so intense as to defy understanding or explanation.  I started from the standpoint that, in real life, no one is heroic in every way and in every situation, but that all of us are capable of being brave, or selfless, or noble given the right circumstances.  That heroism and villainy are at least partly about where you stand, and about the stories that are told.  And also that people who are very good at killing other people with an edged weapon aren’t necessarily going to be contributing members of society in peacetime.  So I came up with a set of central characters that are heroic in some ways but very much not in others. Bremer dan Gorst is a classic male hero, a superb fighter, brave to the point of insanity, but his motives are utterly selfish and off the battlefield in normal life he is a disaster.  On the other side of the fight, Curden Lo Strozzato is desperate always to do the right thing and keep his men alive, but his inflexible code of honour forces him to do things he knows are wrong, with disastrous consequences.  Prince Calder is a selfish schemer with mixed motives and questionable methods, but he’s able to save lives.

1.Gli Eroi del tuo romanzo sono in realtà un gruppo di megaliti posti su una collina che ne prende il nome. Malgrado ciò, pensi ci sia dell’eroismo nei personaggi del tuo romanzo? E se sì, in cosa consiste?  

L’intento di indagare sulla natura dell’eroismo è il fulcro del libro. Nel fantasy siamo abituati a vedere, da un lato, eroi perfetti, eroici nei fini, nelle imprese e nei risultati, insomma in ogni situazione, e dall’altro cattivi dall’anima oscura, la cui malvagità è così intensa da sfidare ogni comprensione o spiegazione. Sono partito dal fatto che, nella vita reale, nessuno è eroico sempre e comunque, piuttosto tutti noi siamo capaci di essere coraggiosi, o disinteressati, o nobili a seconda delle circostanze. Eroismo e malvagità sono almeno in parte legati alla situazione e alle storie che vengono raccontate. Inoltre, le persone in grado di uccidere qualcuno con una spada non sono necessariamente intenzionate a fare la loro parte nella società in tempo di pace. Da questa convinzione è scaturito il nucleo di personaggi principali, i quali se a volte si dimostrano eroici, in altre non lo sono affatto. Bremer dan Gorst è un eroe in battaglia, un guerriero dalle doti eccezionali, coraggioso al limite della follia, ma le sue motivazioni sono assolutamente egoiste e fuori dalle trincee è un disastro d’uomo. Dall’altra parte, Curden lo Strozzato si preoccupa sempre di fare la cosa giusta e cercare di proteggere i suoi uomini, ma il suo inflessibile codice d’onore lo porta a fare cose che sa essere sbagliate, con conseguenze terribili. Il principe Calder è un cospiratore egoista dai fini e mezzi discutibili, ma al tempo stesso è in grado di salvare vite umane.

In questo modo lascio libero il lettore di decidere chi siano Gli Eroi del romanzo, fatta salva l’altra possibilità, ossia quella secondo cui gli unici eroi siano effettivamente i megaliti che dall’alto osservano immobili il campo di battaglia.

2.Bremer dan Grost is an incomparabile character. Don’t you think it was a little bit pitiless equipping him with that strength and cleverness in spite of that shrill voice, do you?

Well, I think it’s a writer’s role to always be a little pitiless with their characters, and by extension their readers…As I was saying above, I’ve always been interested in the way that violent men are presented, often celebrated really, in epic fantasy.  Great warriors like Aragorn can hack their way through swathes of enemies and still be wise rulers, trustworthy friends and considerate lovers once the swords are sheathed.  My feeling was, especially in a time before modern training, it might not necessarily be the nicest or most charismatic guy who was the best fighter. So Gorst is peerless on the battlefield, but not at all handsome or charismatic, no kind of leader, and even quite cowardly in social situations.  His fearsomeness as a warrior derives partly from his own fury and frustration, and the squeaky voice that renders his every social interaction an embarrassment is one part of that.

2.Bremer dan Grost è un personaggio formidabile. Non pensi che ci sia stata una certa crudeltà da parte tua nell’averlo dotato di forza e abilità ineguagliabili in contrasto con una vocetta stridula?

Beh, penso che il ruolo di uno scrittore sia quello di essere sempre un po’ spietato con i suoi personaggi, e quindi con i suoi lettori … Ho già detto di essere stato sempre colpito dal modo in cui gli uomini violenti sono presentati, se non proprio celebrati, nell’epica fantasy. Grandi guerrieri come Aragorn (personaggio de Il Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien, ndr.) possono segnare il loro cammino attraverso orde di nemici ma, una volta rimesse le spade nel fodero, dimostrarsi abili governanti, amici affidabili e amanti premurosi. La mia idea, invece, è che non è detto che il miglior guerriero sia necessariamente il più bello e carismatico. Gorst è impareggiabile sul campo di battaglia, ma non è né bello né tantomeno carismatico, non è un capo, ed è anche piuttosto vile nelle situazioni sociali. La sua audacia di guerriero deriva in parte dalla sua rabbia e dalla sua frustrazione, e la voce stridula che avvolge d’imbarazzo ogni sua interazione sociale è un riflesso di questa frustrazione.

3.Why fantasy has currently the inclination to reduce or, even, to avoid the inexplicable and the senseless. Is this the reason of the detachment from Tolkien’s model?

I think epic fantasy, at least the commercial middle ground of it, spent a lot of time walking very closely in Tolkien’s footsteps, and it seems there is a generation of writers now coming to prominence who all grew up with and love Tolkien and some of those who followed him, but feel the need and see the opportunity to do things slightly differently, to put their own stamp on the genre, to perhaps go for a more modern sensibility that aims more at the realistic than the mythical.  In terms of the fantastical elements, my own preference has always been for worlds in which magic is rare, strange, terrifying, to some degree unexplained and perhaps unexplainable.  To me the magic then seems more special when it does appear.  More . . . magical, you could say.  Martin has obviously had great success with that kind of approach and been a big influence on a lot of writers I’m sure, certainly on me.  There may be a feeling that a world can feel tougher, more realistic, more relevant to ours when it seems more like ours.

3.Perché il fantasy ha attualmente la tendenza a ridurre, se non proprio a evitare l’inspiegabile e l’irrazionale? Il motivo è un’intenzione di affrancamento dal modello tolkeniano?

Penso che il fantasy epico, almeno quello più marcatamente commerciale, stia eccessivamente alle calcagna di Tolkien; sta venendo su, però, anche una generazione di autori che, pur cresciuta nel culto tolkeniano, sentono il bisogno di fare le cose in modo leggermente diverso, di lasciare una personale impronta sul genere, di offrire una sensibilità più contemporanea, maggiormente protesa al realismo piuttosto che al leggendario. In termini di elementi fantastici, la mia preferenza è sempre stata per i mondi in cui la magia è rara, bizzarra, raccapricciante, in un certo qual modo inspiegabile. Per me il magico – per antonomasia allusivo ma non manifesto – è più convincente quando si palesa.  Quando la fiction di genere crea un mondo più duro e realistico, lo avvicina a quello in cui viviamo. George R.R. Martin ha ovviamente portato al successo questo tipo di approccio, influenzando molti scrittori fantasy, me compreso.

4.What do The Heroes readers have to expect at the time that The Blade Itself will be before their eyes?

Il richiamo delle spade is the first volume of my trilogy, “The First Law”, which is very much my take on classic epic fantasy.  So it’s much bigger than the heroes in terms of scope, of time and ground covered.  The Heroes is the story of one battle while “The First Law” is the story of a much greater war, and a few of the people caught up in it. So there’s more magic, more history, more mystery, but I’d like to think that it has the same basic recipe of vivid characters, visceral action, frequent surprises, and a big seam of black humour in the midst of the cynicism.  It was written first, and takes place before The Heroes, so you’ll probably also notice a few familiar faces at earlier times of their lives…

4.Cosa devono aspettarsi i lettori di The Heroes quando avranno davanti a loro Il richiamo delle spade, d’imminente arrivo in Italia, sempre pubblicato da Gargoyle? 

Il richiamo delle spade è il primo volume della trilogia, “The First Law”, che risente molto più delle atmosfere dell’epic fantasy.  È molto più poderoso di The Heros, in termini spazio-temporali e di sviluppo di scenari. Mentre The Heros racconta di un’unica battaglia, al centro di “The First Law” c’è una vera e propria guerra, e le vicissitudini di alcuni singoli personaggi che ne prendono parte. C’è quindi più magia, più storia, più mistero; mi piacerebbe pensare, però, che a insaporire entrambi i romanzi vi sia la stessa ricetta a base di personaggi vividi, azione viscerale, frequenti colpi di scena, e una riuscita combinazione di umorismo nero e cinismo. È stato scritto prima di The Heros, e anche l’azione si svolge prima, per cui i lettori riconosceranno alcuni personaggi in momenti precedenti ai fatti narrati in The Heros.

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Avatar

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi