Paola Scoppettuolo inizia la sua formazione all’Accademia Nazionale di Danza e nel 1992 si laurea in filosofia presso l’Università di Roma Tor Vergata. Dal 1992 frequenta Master Classes di perfezionamento presso il Limon Institute, l’Alvin Aley Centre, la Trisha Brown Dance School e la Steps di New York, oltre a stages internazionali presso il Ballet Arts, la Peridance di New York e l’Harmonic di Parigi. Nel 2002 ha conseguito il diploma di Formazione e Perfezionamento di Coreografia Modern e Contemporaneo presso il Centro di Danza Mimma Testa.
Dal 1994 dirige l’Associazione Culturale Sportiva La Piroetta, in cui tiene corsi di danza contemporanea, contact improvisation e teatro-danza. Come direttrice artistica della compagnia Aleph ha realizzato quindici spettacoli tra il 1998 e il 2012, rappresentati in diversi teatri nazionali ed esteri. Nel 2010 riceve il premio SOS ARTE 2010 come migliore coreografa italiana.
Francesca Pentassuglio: Nella sua scheda biografica si legge che la sua preparazione da danzatrice e coreografa è stata affiancata da una formazione universitaria di tipo filosofico. In che modo lo studio della filosofia ha segnato – se lo ha fatto – i suoi progetti artistici? Secondo la sua esperienza di coreografa è possibile una reciproca contaminazione, un “travaso” tra i due ambiti?
Paola Scoppettuolo: …ricordo che al liceo i miei compagni mi fecero dei biglietti da visita con su scritto Paola Scoppettuolo “filosofa della danza”….non so se sia possibile una contaminazione tra filosofia e danza in senso assoluto, so che in me convivono due grandi passioni che col tempo si stanno unendo e fondendo. Il sostrato culturale che offre lo studio e l’amore per la filosofia è una metodologia di studio in senso anche artistico dell’alterità. Ciò mi ha permesso di guardare e sentire dietro e oltre le gestualità consuete per ricercarne delle nuove.
F.P.: Il suo percorso formativo nella danza è stato segnato dalla ricerca e dalla sperimentazione stilistica che, anche grazie a corsi e stages internazionali, l’ha portata ad esplorare le diverse “anime” del contemporaneo. In quale genere lei vede, oggi, il futuro della ricerca artistica nel campo della danza?
P.S.: Probabilmente in un genere che si allontana molto dal formalismo “classico” e che non interpreta la danza solo come uno stile ma come un approccio al reale. Anche un foglietto spinto dal vento ha la sua danza. Credo che il concetto di contemporaneo debba ancora allargarsi ed arricchirsi di gestualità che vengono da altri sport (le arti marziali, il nuoto sincronizzato, ecc.), da altre forme di movimento (gli andamenti degli animali, l’intrecciarsi dei rami, il moto sinuoso delle onde) ma soprattutto da ricerche concernenti i moti propri dell’interiorità. E’ lì che si trova la vera novità, nel coraggio di esprimere ciò che si sente, nel coraggio, ad esempio, di cercare una verità scenica che non debordi in semplice ostentazione.
F.P.: Nel suo specifico ambito – quello della danza contemporanea – qual è lo stato dell’arte che lei rileva in merito a questioni come l’investimento nella cultura e la sua promozione e diffusione?
P.S.: A dir poco drammatico …l’investimento sulla CULTURA è in questo momento storico al suo picco più basso, anche e soprattutto perché spesso non si sa più cosa essa sia per mancanza, in primis, di un’istruzione adeguata. La promozione e la diffusione della cultura sono fortemente deficitarie se non passano per il mezzo Tv. E’ sempre più difficile proporre ad un pubblico medio degli spettacoli di teatrodanza quali possono essere i miei che portano con sé con l’obbligo di pensiero!!! Le persone vogliono solo obliare!!! Andare a teatro, ad esempio, è importante, anche ciò è una cultura e nel nostro paese sta progressivamente scomparendo!!
F.P.: Pensieri di Cartapesta nasce con il principio di dare voce e spazio alle proposte di artisti emergenti, al di fuori e al di sotto dei canali più consolidati di produzione e diffusione di eventi di teatro-danza. Trova la scelta editoriale condivisibile? Quali potenzialità hanno secondo lei simili progetti nell’avvicinare più persone a queste forme meno “esposte” di cultura?
P.S.: Trovo che sia una scelta rischiosa, ma indispensabile in questo momento così difficile per Arte e Cultura. Condivido il vostro progetto e spero di aver contribuito con la mia esperienza di donna–artista-coreografa ad allargare sia pure di poco l’orizzonte e l’esposizione di quella meravigliosa arte che è la danza.