Riportiamo l’intervista rilasciata del maestro Philippe Spiesser e dal maestro Laura Bianchini dopo la performance tenutasi presso i Giardini dell’Accademia Filarmonica Romana il 26 giugno 2012, nel contesto della manifestazione ArteScienza, organizzata dal CRM-Centro Ricerche Musicali di Roma.
Il programma della serata era costituito dal brano scritto da Michelangelo Lupone, Spazio Curvo per tre SkinAct, in prima esecuzione assoluta, eseguito da Philippe Spiesser.
Articolo relativo allo stesso concerto
Francesco Bianco/ Cosa la spinge ad occuparsi non solo di musica nuova, ma anche di nuovi strumenti, gli strumenti aumentati creati da Michelangelo Lupone? Pensa sia importante praticare queste strade?
Philippe Spiesser/ Ciò che è interessante è scoprire nuovi modi di interpretazione, anche per un percussionista. Inoltre le percussioni sono tra gli strumenti più antichi al mondo, ed è molto stimolante lavorare con i compositori, con strumenti nuovi per partecipare quindi ai nuovi linguaggi.
FB/ Vorrebbe descriverci brevemente in cosa consiste uno SkinAct?
Laura Bianchini/ È uno strumento a membrana aumentato. Con il termine aumentato si intende dire che sullo strumento vengono utilizzate delle tecniche estese, che non sono soltanto delle tecniche strumentali, ma anche di generazione del suono applicate alle capacità vibrazionali della membrana, tecniche derivanti da studi scientifici che sono stati da noi portati avanti su questo argomento. Attraverso dei dispositivi vengono controllati i modi vibratori della membrana, ognuno dei quali è descrivibile e viene reso rintracciabile grazie ad una mappa disegnata sulla membrana stessa.
FB/ C’è elaborazione elettronica in questi strumenti?
LB/ Non c’è propriamente elaborazione elettronica. La vibrazione viene semplicemente ripresa, catturata tramite dei dispositivi a sensore e degli attuatori. Attraverso un procedimento di feedback si ha la possibilità di ascoltare quelle componenti parziali del suono che in altri casi non vengono esltate, perché il colpo percussivo decade immediatamente e, anche se la ricchezza del suono è enorme, non si la possibilità di ascoltarle, cosa resa possibile da questo meccanismo. Si ha a disposizione un’orchestra.
FB/Come si rapporta con questi nuovi strumenti quando ne viene a contatto per la prima volta? La tecnica strumentale rimane la stessa di quella tradizionale?
PS/ Tutta la tecnica che ho sviluppato nella mia esperienza di percussionista mi aiuta a sviluppare dei modi nuovi. Bisogna però uscire dalla condizione di tecnica puramente detta ed entrare in una dimensione artistica, imparare ad ascoltare i suoni che vengono prodotti tramite questi nuovi strumenti. La cosa interessante è che c’è da parte dell’interprete un contributo creativo.
FB/ Strumenti come lo SkinAct e gli altri nuovi strumenti prodotti dal CRM, cosa permettono di fare in più, o cosa impediscono, rispetto alle percussioni tradizionali?
PS/ È un approccio diverso. All’inizio è destabilizzante: bisogna adattarsi allo strumento e non si sa cosa si andrà a fare. Sono strumenti quasi adattivi, cioè si adattano alla condizione dell’interprete. La cosa differente è che il suono dura a lungo senza fare un rullato, diversamente da quanto accade negli strumenti tradizionali. Il Feed-Drum, (n.d.r strumento che ha dato vita allo SkinAct) e lo SkinAct consentono di ascoltare in profondità il suono della membrana.
FB/ L’uso di questi strumenti innovativi ha portato ad un miglioramento o ad un cambiamento nell’uso degli strumenti più tradizionali nella sua tecnica, nel suo modo di suonare?
PS/ Si, certo, perché questo nuovo repertorio, come dicevo, permettono un approccio differente rispetto al suono della membrana stesso, e quando si ritorna a suonare lo strumento tradizionale, si ascolta diversamente anche quel suono lì. C’è un feedback interessante, perché grazie a questa possibilità viene arricchita anche l’interpretazione tradizionale.
FB/ Le percussioni aumentate del CRM potrebbero essere utilizzate anche in ambiente didattico? Potrebbero ad esempio fornire una diversa modalità di insegnamento, oppure costituire una possibilità di approccio al repertorio contemporaneo e alle nuove tecnologie?
PS/ Certo. Abbiamo già fatto una masterclass al Conservatoire Supérieur di Ginevra, dove io insegno. Gli studenti hanno provato questi strumenti, erano destabilizzati, molto concentrati sulla tecnica e un po’ meno sull’aspetto artistico: sono dei rivelatori che permettono di capire se si è più orientati verso una dimensione artistica o meno. Sonare questi strumenti ti mette in una condizione di rischio, e quindi bisogna essere disposto a farlo. A me questo piace, e lo faccio volentieri.
PS/ È stato un bell’incontro con il CRM, ringrazio Michelangelo e Laura. Sono stato molto felice di questa collaborazione e spero ci siano altri numerosi progetti.