Stefano Carlo Vecoli è nato a Viareggio, in tempo per attraversare, nella sua adolescenza, i passionali anni settanta. Architetto e Docente di disegno e storia dell’arte, ha avuto modo di cimentarsi con piacere anche nella scrittura. Ha pubblicato due romanzi, vincitori entrambi di diversi premi: Il pranzo dei Burlanti nel 2002 e Il Pezzente di Denari nel 2006. Nel Novembre 2012 ha esposto la sua prima mostra di pittura dal titolo Presenze Immaginarie, presso la Galleria Europa di Lido di Camaiore.
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Lorenzo Simonini: Cosa l’ha spinta a dedicarsi all’attività artistica?
Stefano Carlo Vecoli: La pittura è stata sempre presente nella mia vita fin da bambino, da quando ancora alle elementari vidi realizzare un delicato murales sulla parete del refettorio dell’Istituto S. Marta di Viareggio, scuola che allora frequentavo con piacere. Veder nascere dai colori personaggi e paesaggi mi affascinò, ricordo ancora l’emozione che mi suscitava stare silenzioso a contemplare la giovane suora che con maestria mescolava colori e creava una storia dipinta. Da lì ho iniziato a disegnare e colorare senza mai smettere. Elementari, medie, liceo, facoltà di architettura e poi nella professione di architetto e di insegnante ho sempre più perfezionato il disegno geometrico senza però dimenticare la voglia di pitturare. La pittura insomma mi è stata sempre accanto, sia come spettatore attento dei grandi del passato, che come desiderio di usarla come strumento per poter esprimere creatività e fantasia quando me ne sentissi pronto. Così, già oltre i miei 40 anni, ho iniziato a frequentare lo studio del maestro Giorgio Michetti, per imparare, con metodo e perizia, l’abc nell’uso dei pennelli e dei colori, scoprire il quotidiano lavoro di un artista con i segreti del mestiere e le sue impalpabili atmosfere. Dopo questo apprendistato alla bottega di Michetti, mantenuta e approfondita l’amicizia con il maestro, me ne sono però “distaccato” artisticamente per trovare una mia strada autonoma e ho lavorato in silenzio e solitudine per vari anni prima di mettere in mostra le mie opere.
L.S.: Negli ultimi tempi sta portando in giro una sua mostra dal titolo Presenze Immaginarie. Come mai questa scelta e quale significato hanno queste opere?
S.C.V.: La mostra Presenze Immaginarie è la mia prima mostra, è composta da dipinti che vanno dal 2000 al 2012, con tre filoni: la Toscana, le donne, e un mondo che chiamerei magico e onirico, fatto di folletti, principesse, animali fantastici, personaggi mitologici, magari rivisitati. Sono presenze perché vivono intorno a me e dentro di me, fisicamente e miticamente, fanno parte della mia sensibilità, del mio mondo interiore. Dipingerle diventa un modo per esternarle, farle vivere in una dimensione che io posso contemplare e al tempo stesso far sentire agli altri. Cosicché le mie emozioni nei confronti di cose che amo e che fanno parte della vita, come la mia terra, gli amori, e le fantasie, anche infantili, diventano personaggi autonomi. Da presenze immaginarie e idealizzate, si trasformano in presenze estetiche, vere e colorate, che possono confrontarsi con il mondo e interagire con gli spettatori. Penso per esempio a Verelina, un personaggio che mi è nato dal colore, l’ho visto dentro una nuvola di pittura e l’ho tirato fuori, e adesso è vivo e reale, è un po’ la Venere degli studi liceali e un po’ la Velina delle trasmissioni televisive, un po’ esagerata, esuberante, necessariamente allegra e senza pensieri, per questo acefala, ma con la sua carnale personalità. E’ la moderna dea delle TV Commerciali, che balla, danza, canta, non importa se bene o male, basta mostri la sua esuberanza fisica. Insomma, Presenze immaginarie che, una volta dipinte, possano vivere di vita propria, cibandosi delle emozioni che danno e ricevono.
L.S.: La nostra rivista lavora principalmente sfruttando le potenzialità di Internet. Qual è il suo pensiero in merito al rapporto tra Internet e la cultura?
S.C.V.: Le possibilità di Internet sono enormi, la velocità dell’informazione, la possibilità di comunicazione immediata con ogni parte del mondo, sta cambiando i rapporti tra gli artisti e i cosiddetti fruitori, e tra artisti e mercato, cosa non meno importante. Poter entrare in contatto diretto tra un artista e un eventuale compratore è una possibilità di libertà in più per gli artisti. Basti guardare a quanto sta accadendo rapidamente con il mondo dell’editoria che si sta spostando sul libro digitale, gli ebook e la vendita on line, negli Stati Uniti è oramai un dato di massa, e pian piano si sta allargando anche in Europa e in Italia. Personalmente sto ripubblicando i miei romanzi proprio in ebook, per saltare un’editoria a pagamento che non mi convince e francamente trovo sbagliata, e perché la grossa editoria punta su pochi nomi e stars della scrittura e sembra irraggiungibile ai nuovi autori. Dopo aver letto molti autori classici e contemporanei, ultimamente ho trovato bei libri e romanzi da leggere tra autori che hanno scelto di auto-pubblicarsi in questo modo. Ed anche questa è una ragione in più che mi ha convinto a buttarmi in questa nuova avventura. I miei libri, se uno vuol dargli una occhiata, si possono trovare a: al mio sito www.stefanocarlovecoli.it, o al sito http://www.lulu.com/spotlight/stefanocarlovecoli
L.S.: In tema di giovani, cosa sente di dire a loro affinché possano riuscire ad avere un ruolo nel mondo culturale e artistico?
S.C.V.: Credo che sicuramente sia necessario impegno e lavoro, lavoro ed impegno, nessuno nasce “imparato” , troppo spesso trovo giovani, ma anche adulti, che pensano che l’arte sia innata e non un frutto di un costante lavoro e sperimentazione. Per un giovane poi credo sia utile avere più esperienze, più scuole e maestri, per poi scegliere la propria strada, non fossilizzarsi nel seguire un movimento o un pittore, se si vuole dire qualche cosa di personale, altrimenti si rimane imitatori e copisti. È vero che molti dicono che nell’arte non ci sia più niente da inventare, ma io credo che spazio per un’impronta originale si possa sempre architettare e sia i nuovi mezzi tecnologici produrranno nuove invenzioni artistiche, e non di meno anche vecchi metodi potranno ancora generare arte contemporanea. Penso per esempio agli stencil sui muri di varie città di Banksy, quanta inventiva e ironia abbiano e quanto riescano anche a far pensare chi li vede. Certo poi anche questi lavori hanno grande risonanza proprio grazie ad Internet. Insomma, forse non dico niente di nuovo se affermo che per creare arte occorra lavoro, umiltà e grande passione, al di là del mercato e della ricerca di consenso a tutti i costi, ma credo serva sempre ricordarlo proprio alle nuove generazioni.
12 commenti
Ottima intervista! L’ho letta tutta d’un fiato…
Come scrittrice di fiabe non posso che apprezzare certe “presenze immaginarie”.
grazie rosa e grazie lorenzo, le riflessioni che si fanno , sollecitati da un intervistatore, servono per ragionare sul “lavoro artistico” che uno porta avanti…
che i miei ragionamenti siano risultati interessanti è ulteriormente stimolante…
grazie ciao 😉
Grazie Rosa! Il suo commento è davvero molto gentile. Le “Presenze Immaginarie” di Vecoli sono davvero incantevoli…
Le ‘presenze immaginarie’ di Vecoli stanno seguendo un percorso vivace e coinvolgente. Si possono ammirare anche nel cuore artistico di Pietrasanta; tutti hanno la possibilità di vederle al ristorante Pepenero fino al 10 maggio. Un occasione da non perdere per avvicinarsi all’arte di Stefano.
Complimenti Stefano! lavoro, umiltà e grande passione…elementi spesso assenti nel nostro quotidiano…fa piacere sentirli rammentare da un “Maestro”
….La Toscana, le donne…e un mondo onirico!
….Credo che sicuramente sia necessario impegno e lavoro, lavoro ed impegno!
Ti sei dato delle risposte che condivido in pieno…non credo siano necessari di ulteriori commenti.
Grazie di cuore a tutte e a tutti coloro che hanno inserito un commento a questa intervista!
Nella pittura di Stefano “sento” in ugual misura il surrrealismo (nella sua versione più solare e giocosa) e l’arte tipicamente viareggina del Carnevale, altrettanto onirica e volutamente eccessiva, almeno quando tocca il tema della figura umana. Diventa invece quasi futurista nel suo modo di rappresentare la terra che ama, la sua grande e varia Toscana.
caro Stefano Carlo
ho apprezzato davvero l’intervista e non ho da aggiungere nulla rispetto al già detto, così come apprezzo la tua arte. “Presenze immaginarie” fanno pensare al tuo amore(a tutto tondo) per le donne, ma soprattutto quei folletti richiamano alla mente il sogno, l’utopia, il cercare si non disperdere la purezza del fanciullo che è in noi. Almeno io la tua pittura la leggo così! Che avessi l’anima da artista lo sapevo…ma perchè ci hai tenuti celati per così tanto tempo i tuoi tesori?
Stefano Gargini
ciao stefano…. ho lavorato in silenzio vari anni coem dico ad un certo punto dell’intervista…. direi perchè avevo bisogno di far maturare il mio mondo pittorico, di sentirlo pronto per essere esposto in pubblico…. ciao e grazie
Ottima intervista, bravo anche l’intervistatore che sa fare domande semplici e pertinenti senza mettere in mostra se stesso ma fornendo i giusti assist per le risposte chiare ed esaurienti dell’artista.
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