INTRODUZIONE A BORDIEU
di Gabriella Paolucci
Laterza, Bari, 2011
Per quanto riguarda il panorama italiano, la pubblicazione di un volume – nell’ormai classica collana Laterza – segna, per un pensatore, una sorta di consacrazione nel pantheon storico-filosofico. Pur essendo tradotte prima che in altri paesi (anni 70’), le opere bourdesiane in Italia non hanno prodotto, almeno fino agli ultimi anni, un dibattito critico degno di nota. La pubblicazione di questo volume è, ad avviso di chi scrive, il frutto di questo recente processo di recezione cominciato in Italia all’inizio degli anni 2000.
Gabriella Paolucci, professore associato di sociologia dell’università di Firenze è stata fellow presso l’Istituto Universitario Europeo di Fiesole ed è membro dell’Editorial Advisory Board di Time & Society. Recentemente ha coordinato l’Unità locale fiorentina del progetto di ricerca di interesse nazionale su L’esperienza del tempo nella società contemporanea. Aveva già nel 2006 curato un volume dal titolo Bourdieu dopo Bourdieu dove venivano raccolti saggi di grande importanza per la recezione critica del pensiero di questo autore
In questa introduzione, la Paolucci esamina da un punto di vista storiografico l’evoluzione del pensiero bourdesiano, a partire dai primi passi da Normalien philosophe fino agli ultimi corsi tenuti al College de France, riportando in maniera dettagliata la conversione di questo pensatore dalla filosofia all’etnologia e infine alla sociologia. Che Bourdieu sia un caso particolare, all’interno del panorama intellettuale francese (e non), è una questione fuori dubbio. Il suo pensiero è il frutto di molteplici matrici disciplinari.
Il primo capitolo viene dedicato all’analisi degli anni della formazione. Pier Bourdieu è uno dei rari sociologi con una formazione filosofica: si apre così questa introduzione, forse per giustificare la pubblicazione del testo in una collana che si dedica, per la sua maggior parte, a introdurre classici del pensiero filosofico. Il secondo capitolo esamina il periodo così detto algerino nel quale Bourdieu approccia gli studi di carattere antropologico – sociologico. Sono gli anni della guerra franco-algerina e durante il servizio militare frequenta intellettuali del calibro di Jacques Derrida e Lucien Bianco. Nei capitoli III, IV, V la Paolucci descrive in maniera accurata i concetti cardine della sociologia bourdesiana. Si dà infatti largo spazio alla descrizione di quel sistema integrato di concetti rispondenti ai nomi di habitus, campo e forme di capitale, ripercorrendone cronologicamente la loro teorizzazione. Si approfondisce inoltre la ricostruzione delle dinamiche interne ai diversi campi culturali esaminati da Bourdieu, con particolare attenzione a quello artistico, pedagogico e scientifico illustrandone le varie forme di dominio che li strutturano. L’ultimo capitolo descrive il lavoro di riflessività epistemologica approntato dal sociologo nei suoi ultimi anni di vita. Alla fine del suo percorso intellettuale sono dunque le condizioni di possibilità stesse della sociologia a preoccupare il pensiero bourdesiano.
Il testo fornisce delle sezioni utili per uno studio completo di questo pensatore. La prima è un’appendice biografica che ripercorre la vita del pensatore, mentre la seconda si dedica alla storia della critica. Un’altra caratteristica degna di nota del testo è l’appendice bibliografica, parte assai complessa da compilare, in quanto la produzione bourdesiana di articoli e saggi su riviste specialistiche è pressoché sterminata. Sono questi, scritti dai quali non si può esulare per la ricostruzione del suo percorso intellettuale. Il testo della Paolucci si presenta dunque come una guida necessaria per coloro che si accingono per la prima volta allo studio di Bourdieu e un punto di riferimento costante per tutti quelli che vogliano intraprendere studi bourdesiani.
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